Pochi attaccanti italiani in Serie A, il viavai dei calciatori infortunati da Coverciano, la depressione per l’assenza ai Mondiali in Qatar. È ricco di pietanze negative il menu della nazionale di Roberto Mancini che si è ritrovata nelle ultime ore a Coverciano per il doppio impegno in Nations League con Inghilterra e Ungheria rispettivamente il 23 e il 26 settembre. Mancini in versione diffusore di ottimismo è solo un ricordo, il ct ci prova, lancia lo sguardo verso il futuro, ma il presente è doloroso. È innegabile che l’Italia non riesca a produrre in questo momento un attaccante di valore oltre a Ciro Immobile, che nella Lazio timbra con continuità e in maglia azzurra spesso stecca e che tra l’altro si era allontanato dalla nazionale, per poi ripensarci.

CI SONO SPERANZE, Raspadori che cresce al Napoli, Scamacca che deve abituarsi ai ritmi della Premier League, altri come Kean che stentano a mettere due partite decenti in fila. Ci sono vecchie conoscenze, come Insigne – assente per un grave problema familiare – e soprattutto Mario Balotelli che non rappresentano le opzioni per il cambio di passo in zona offensiva.
Non è un tema di poco conto, senza l’asso di briscola in avanti che risolve problemi alla Mr Wolf si fa fatica, si è anche vinto gli Europei oltre un anno fa, ma all’Italia servono reti, anche facili e una punta che non avverta il peso della maglia numero nove. È ovviamente solo uno dei pensieri del selezionatore azzurro, che si ritrova per l’ennesima volta – è accaduto anche prima della decisiva sfida con la Svizzera per il pass mondiale – con l’infermeria in versione pronto soccorso: tutti a visita, poi di ritorno nei rispettivi club, l’ultimo è Politano al Napoli, prima ancora Pellegrini alla Roma, Verratti al Psg, che con l’azzurro proprio non trova pace. Insomma, il peso della prima parte di stagione concentrata tra agosto e novembre, prima del via ai Mondiali in Qatar, spinge i club a tutelare ancora di più i propri atleti.

È innegabile che l’Italia non riesca a produrre in questo momento un attaccante di valore oltre a Ciro Immobile, che nella Lazio timbra con continuità e in maglia azzurra spesso stecca

LA (DOLOROSA) giustificazione? L’Italia è assente ai Mondiali, le prime partite che contano – le qualificazioni per Euro 2024 – arriveranno solo nella prossima primavera. Lo stesso Mancini ha ammesso che fino a dicembre sarà complicato motivare i convocati e motivarsi in azzurro, mettendo un attimo da parte la retorica dell’amore per la maglia nazionale, mai troppo diffusa tra gli azzurri che tendono invece a tirare fuori il meglio nelle fasi finali delle competizioni internazionali. Tutto questo incide sull’umore azzurro e sul ct, che tra due mesi saranno costretti a vedere dalla tv i campionati del mondo, svaniti nei disgraziati playoff contro la Macedonia. Troppi stranieri nei ruoli chiave nei club italiani, Mancio ha lanciato di nuovo l’allarme, miracoli non se ne fanno, almeno non due in fila. Gli italiani che giocano con continuità in Serie A, soprattutto nei top club, sono ancora meno rispetto al via dell’era Mancini, quattro anni fa. Il Napoli è forse l’unica, tra Meret, Di Lorenzo, lo stesso Raspadori, Politano e il nuovo ingresso Zerbin, ad aver virato sul Made in Italy, assai meno si vede in Juve e Inter, per esempio.
All’elenco dei cattivi pensieri ci sono anche gli assenti nelle convocazioni di Mancini, dal milanista Calabria e soprattutto di Zaniolo, carattere e comportamenti fumantini ma obiettivamente uno dei pochi centrocampisti italiani di passo, intensità, forza e reti, elementi che non sono certo una caratteristica della nazionale azzurra. Mancini anche in passato ha spedito questo tipo di messaggi, lo stesso Zaniolo ci è già passato (assieme a Kean), chi sgarra con il club e non dà prova di professionalità salta qualche giro in azzurro.