Malorgio: «Ai colossi di trasporti e logistica vanno fatti rispettare i contratti»
Intervista al Segretario Filt «Tocca al governo, come su Ita e Tpl, fissare regole e fondi. Per i rider e in Amazon con la lotta abbiamo ottenuto buoni risultati. Vanno aumentati superando la discriminazione che subiscono i lavoratori in appalto, a partire da Fs»
Intervista al Segretario Filt «Tocca al governo, come su Ita e Tpl, fissare regole e fondi. Per i rider e in Amazon con la lotta abbiamo ottenuto buoni risultati. Vanno aumentati superando la discriminazione che subiscono i lavoratori in appalto, a partire da Fs»
Stefano Malorgio, segretario generale della Filt, oggi parte il vostro congresso: siete l’unica categoria Cgil ad aver scelto il sud con Catania.
E ne andiamo fieri. Due i motivi: la storica alternanza fra centro, nord e sud, con l’ultimo congresso fatto a Milano. La seconda è politica: abbiamo scelto Catania e il Sud per contrastare sul campo il progetto di autonomia differenziata del governo. In più nei trasporti sono in atto grandi processi di reshoring, l’accorciamento delle catene di produzione e in questo il Mediterraneo, grazie al Pnrr, deve essere centrale.
Oggi la sua relazione coinciderà con un cda decisivo sulla questione degli aumenti salariali in Ita. Se l’azienda non vi ascolterà, il 28 avete già proclamato sciopero. Non fa un po’ impressione che non lo abbiate fatto contro la macelleria sociale portata avanti dall’ex presidente Alfredo Altavilla?
Abbiamo gestito la crisi Alitalia dentro la crisi dell’intero settore. Abbiamo provato a lavorare per un progetto che rilanciasse una compagnia come Alitalia, anche con lotte molto dure. A parte Altavilla, sul quale ha già parlato la storia, siamo riusciti a modificare il protetto rispetto a chi voleva liquidare la compagnia. Ora siamo a una curva importate: serve riconoscere ai lavoratori di Ita aumenti di natura salariale che sono condivisi da governo e Lufthansa ma bloccati dall’interno della compagna. Ci aspettiamo che si dia seguito agli impegni presi.
Nel settore del trasporto aereo la spaccatura confederale è netta: voi e la Uilt da una parte a scioperare contro il dumping nelle low cost – Ryanair, Vueling & co – senza la Fit Cisl che con O’Leary ha firmato più di un accordo al ribasso.
I problemi sindacali su Ryanair sono noti. Deve essere portata dentro un sistema di regole complessive. Non possono essere le singole compagnie a dire se un aeroporto vive o chiude e va rispettata la contrattazione nazionale e le leggi sul lavoro italiane.
Passiamo al trasporto pubblico locale, la rivoluzione verde lo dovrebbe porre al centro degli investimenti ma il Fondo nazionale Tpl è rimasto invariato e le aziende, quasi tutte pubbliche, piangono miseria.
Il Pnrr è molto hardware e poco software: si occupa di costruire infrastrutture, non dei mezzi e del lavoro, di cui si dovrebbe occupare il governo. Bisogna incrementare il Fondo Tpl perché sennò avremo le infrastrutture ma non i mezzi per sfruttarle. Il problema non sono solo le tariffe perché sennò col caro benzina ci sarebbe stato un boom del Tpl. Invece i cittadini scelgono in base ai tempi di percorrenza. E le sole auto elettriche non bastano. Invece il governo dice: «Il fondo Tpl è questo ma dividiamolo diversamente fra Regioni». Non si può fare: va aumentato. Durante il congresso lanceremo una grande campagna sul Tpl.
Fra i vostri invitati al congresso c’è l’ad di Fs Luigi Ferraris, come giudicate l’operato della più grande azienda pubblica del vostro settore?
Fs ha presentato un grande piano industriale che, quanto meno nelle premesse, investe sul lavoro. Ma deve essere allargato ai lavoratori degli appalti: la distanza tra diretti e indiretti è troppo grande e noi non accetteremo più differenze.
In questi anni, tramite la lotta e gli scioperi, avete ottenuto importanti risultati per i rider e per i lavoratori Amazon. Sono consolidati o c’è il rischio di un arretramento causato dalla crisi per guerra e inflazione?
Stiamo andando avanti. Su i rider abbiamo affermato un modello: lavoro subordinato e applicazione del contratto nazionale Merci e logistica. JustEat dimostra che è possibile applicarlo e continuare a fare utili. Va esteso a tutte le imprese. Su Amazon non mi risulta ci siano esuberi in Italia. C’è da fare di più per interni, rider e somministrati. Ma il tema deve essere del governo: quando colossi del genere investono in Italia devono avere rapporto positivi con i sindacati.
In Cgil il congresso sarà praticamente unitario. Quattro anni dopo le divisioni, quali sfide attendono il più grande sindacato italiano?
Io non credo molto alla crisi del sindacato in generale. La richiesta di sindacato sta aumentando costantemente: si tratta di capire come intercettarla. Noi abbiamo più deleghe in tutti i settori. Serve un progetto che provi a mettere il lavoro al centro del paese. La politica non discute più di lavoro: bisogna dichiarare morta l’illusione che si possa fare politica mettendo il lavoro come subordinata. È una sfida enorme ma i risultati che portiamo a casa dicono che è possibile.
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