Malinconie, perduti amori e terre selvagge
Note sparse L'incanto di Lontano, l'album di Anja Lechner e Francois Couturier
Note sparse L'incanto di Lontano, l'album di Anja Lechner e Francois Couturier
La ricordate col vocalizzare toccante di Mercedes Sosa? Alfonsina y el mar, la struggente canzone di Ramirez (detto tra parentesi: tempo addietro i critici letterari più avanzati avevano decretato l’esilio perpetuo della parola struggente). La suonano con eleganza e discrezione anche loro due, Anja Lechner al violoncello e François Couturier al pianoforte nell’album Lontano (Ecm/Ducale). Bisogna stare al gioco con questi sedici brani in cui prevale un’atmosfera di romantica malinconia. Se ci si irrigidisce su una posizione austera, e non si capirebbe il perché, la bellezza dell’ascolto, diciamo pure il rapimento, va a farsi benedire. Prevale quell’atmosfera ma non è unica. Per esempio i due splendidi strumentisti in Solar I, firmato da entrambi, o in Shadow, firmato da Lechner, si inoltrano nei sentieri della «contemporanea» con un occhio al minimal e un altro al neo-barocco. E l’atmosfera cambia pur mantenendo gentilezza e intimismo. Sono parentesi, comunque. L’aura di questo prezioso album è la dolcezza delle rimembranze, quelle che spezzano il cuore, i ricordi o i sogni di perduti amori o di amori che senz’altro si perderanno. Oppure di terre lontane di cui non si godrà mai più il profumo, ma che ora ritorna in mente, accarezza i sensi, svanisce. Gratitude e Hymne (del duo), Miniature 27 (di Giya Kancheli), Vague – E la nave va (di Anouar Brahem) sono i brani che danno l’impronta, questa dolce/triste impronta. La maestria e il gusto sopraffino di Lechner e Couturier sono evidenti.
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