The Mandrake Project comincia a fondersi poco dopo la metà dell’ora che lo compone. L’ultima opera da solista del poliedrico Bruce Dickinson, la voce e l’anima innata degli Iron Maiden, sebbene sia giunto nella band inglese solo dal terzo album e abbia lasciato il posto al talentoso Blaze Bailey per due dischi da rivalutare. Una fusione e una dilatazione dei timbri e della ritmica che succedono ad una prima parte più «metallara», per fissare infine l’umore di quest’eclettico, sinistro e stupefacente lavoro in una malinconia dolorosa e indissolubile. SI COMINCIA con il macabro arpeggio di Afterglow of Ragnarok, poi ribadito...