Magherini, tutti a processo
Morte di Stato Il gup Frangini rinvia a giudizio per omicidio colposo i sette indagati: quattro carabinieri che fermarono il quarantenne fiorentino schiacciandolo al suolo con il loro peso, e tre sanitari della Croce rossa accusati di non aver subito valutato le condizioni critiche del paziente. Un militare a giudizio anche per i calci dati alla vittima.
Morte di Stato Il gup Frangini rinvia a giudizio per omicidio colposo i sette indagati: quattro carabinieri che fermarono il quarantenne fiorentino schiacciandolo al suolo con il loro peso, e tre sanitari della Croce rossa accusati di non aver subito valutato le condizioni critiche del paziente. Un militare a giudizio anche per i calci dati alla vittima.
A partire dall’11 giugno prossimo ci sarà un processo, pubblico, per ricostruire in ogni dettaglio le ultime ore di Riccardo Magherini. Di una vita spezzata in una gelida notte di inizio marzo, durante le “procedure di fermo” operate da quattro carabinieri in Borgo San Frediano, nel pieno centro di Firenze. Ora i militari dell’Arma sono imputati ufficialmente di concorso in omicidio colposo, e in un caso di percosse per aver preso a calci un uomo già steso a terra, schiacciato al suolo con la forza e non certo in grado di nuocere. A giudizio con i carabinieri anche i tre volontari della Croce rossa intervenuti dopo una chiamata al 118. Secondo le accuse non avrebbero valutato tempestivamente le condizioni del fermato, tanto da non chiedere subito di togliere le manette a Magherini, per poterlo soccorrere più adeguatamente.
Al giudice dell’udienza preliminare Fabio Frangini è stata sufficiente un’ora di camera di consiglio per decidere il rinvio a giudizio dei sette indagati. Il gup ha accolto la richiesta della procura di Firenze, fatta dal sostituto Luigi Bocciolini che ha coordinato l’inchiesta, di processare tutti gli indagati. La ricostruzione fatta dalla pubblica accusa ha accertato che in quella notte fra il 2 e 3 marzo 2014 il quarantenne Magherini, dopo una cena con amici, si aggirava in camicia per le strade dell’Oltrarno. Era agitato, aveva preso a pugni una vetrina, urlava di essere stato derubato del cellulare. Ma non aveva aggredito nessuno. E quando era salito su un’auto ferma in coda, la ragazza alla guida – che lo conosceva – ha raccontato che era sceso subito di macchina quando lei gli aveva chiesto (“per favore”) di uscire.
Dagli esiti dell’autopsia è emerso che Magherini aveva assunto cocaina. Ma come hanno sempre ricordato i suoi familiari e il loro legale Fabio Anselmo, un fatto è certo: “Se Riccardo quella notte non avesse incontrato i carabinieri, oggi sarebbe ancora vivo”. Perché secondo le accuse i quattro militari, accorsi dopo una chiamata al 112, non cercarono di calmarlo. Al contrario, in alcuni video si vede un carabiniere che lo colpisce con dei calci mentre il quarantenne fiorentino, ammanettato, è già stato trascinato a terra. E poi schiacciato al suolo dagli altri tre, con il loro peso. Per lunghi, interminabili minuti. Tanto da morire per una “sindrome asfittica”, valutata ad oggi come concausa, con la cocaina e il gelo della notte, dell’arresto cardiaco fatale.
Le invocazioni di aiuto della vittima, registrate da alcuni passanti e agli atti dell’inchiesta, sono un’altra terribile testimonianza di quanto accadde quella notte. “Ora andiamo a processo – commenta oggi commosso il padre Guido – era quello che volevamo. Aspettiamo quello che verrà fuori. Ma qui non c’è vittoria, abbiamo perso Riccardo, non sarà mai una vittoria”. Ad aspettare l’ordinanza parenti e amici, Ilaria Cucchi, e volontari del 118 in solidarietà con i colleghi. Il fratello della vittima, Andrea, era entrato in aula portando delle foto del cadavere, e al momento della decisione del giudice c’è stato un applauso ma anche alcune grida forcaiole (“via la divisa”, “ora in galera”).
“Bisogna fidarsi della giustizia – ha commentato la moglie di Magherini, Rosangela Galdino. Che, parlando del loro bambino, Brando, ha aggiunto: “Il processo è tutto per lui, che ogni giorno chiede del babbo”. “Il rinvio a giudizio è importante – ha tirato le somme l’avvocato Fabio Anselmo – la procura considera gli imputati responsabili. Ma c’è tanto da fare, non possiamo adagiarci sugli allori: sarà un processo molto difficile. In ogni caso, l’arresto o il fermo di persone non capaci di intendere e volere è vietato dal codice”.
Sulla linea di Anselmo anche Ilaria Cucchi: “Il rinvio a giudizio è importantissimo. Sono emozionata, come se questa vicenda mi riguardasse. Da come ho vissuto la giustizia mi aspettavo di tutto, ora ai Magherini dico di tenere duro e di andare avanti. In queste aule sentiranno dire tante cose non vere e ingiuste su Riccardo, ma loro devono andare avanti. L’attenzione mediatica è importante, per far capire come stanno davvero le cose”.
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