Italia

Mafia Capitale, l’ex sindaco Alemanno condannato a sei anni di carcere

Mafia Capitale, l’ex sindaco Alemanno condannato a sei anni di carcereL'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno

È accusato di aver ricevuto 298 mila euro da Buzzi e Carminati, già reclusi in carcere

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 26 febbraio 2019

L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato condannato – in primo grado di giudizio – a sei anni di reclusione e all’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici, per corruzione e finanziamento illecito, nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta su «Mafia Capitale».

La pubblica accusa, rappresentata in giudizio dal pm Luca Tescaroli, aveva chiesto una pena meno pesante (cinque anni di carcere) per l’esponente della destra sociale romana, ma per il resto l’impianto accusatorio della procura è stato del tutto condiviso dal tribunale di Roma. Secondo i giudici Alemanno avrebbe ricevuto, tra il 2012 e il 2014, oltre 228 mila euro attraverso la sua fondazione Nuova Italia, e circa 70 mila euro in contanti in più tranche, dai principali protagonisti del «Mondo di mezzo» – condannati per associazione mafiosa – Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative rosse, e Massimo Carminati, ex combattente dei Nar. Motivo per il quale la II sezione penale di Roma ha stabilito di confiscare all’ex sindaco oltre 298 mila euro e lo ha anche condannato a pagare una provvisionale di 50 mila euro in favore di Roma Capitale, altrettanti per Ama, la municipalizzata dei rifiuti, e a risarcire di 10mila euro per danni le parti civili, CittadinanzAttiva, Assoconsum e Confconsumatori Lazio. Per due anni, inoltre, Alemanno non potrà contrattare rapporti con la pubblica amministrazione.

«Sono innocente – ha affermato l’ex sindaco che ha assistito in Aula alla sentenza – non c’è una vera prova certa contro di me. Non sono l’uomo di riferimento di Mafia Capitale, visto che sono stato prosciolto dall’accusa di associazione mafiosa. Mafia Capitale ha creato dei danni anche a me. Leggeremo le motivazioni per capire come si è arrivati a questa condanna. C’era un clima negativo. Ho avuto l’impressione che ci fosse la volontà di andare oltre anche a quanto chiesto dal pm». Nella sua requisitoria però il procuratore Tescaroli aveva affermato che l’ex primo cittadino è stato «l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale, soprattutto, in ragione del suo ruolo apicale di sindaco».

Le reazioni politiche non stupiscono: il M5S si tuffa a pesce nel brodo giustizialista tentando di far dimenticare il baratro in cui è finito («Per ripristinare la legalità siamo partiti dalle macerie», dice il capogruppo capitolino); gli ex camerati Gasparri e La Russa si dicono «esterrefatti» e «amareggiati» della sentenza. Salvini invece tira dritto come sempre: «Chiedete ai giudici – risponde imperterrito – Non posso passare la giornata a parlare degli arresti dei parenti di Renzi, di Formigoni o della condanna di Alemanno».

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