Macerata, Salvini “comprende” la sparatoria
I politici davanti agli spari «È chiaro che un’immigrazione fuori controllo porta allo scontro sociale» dice il capo della Lega (e Maroni prende le distanze). Mentre Renzi e Gentiloni invitano a non drammatizzare e i 5 Stelle scelgono il silenzio "rispettoso" che consente di non dire nulla su fascisti e razzisti
I politici davanti agli spari «È chiaro che un’immigrazione fuori controllo porta allo scontro sociale» dice il capo della Lega (e Maroni prende le distanze). Mentre Renzi e Gentiloni invitano a non drammatizzare e i 5 Stelle scelgono il silenzio "rispettoso" che consente di non dire nulla su fascisti e razzisti
I colpiti sono tutti africani. Il pistolero è italiano. L’hanno arrestato che faceva il saluto romano. In passato è stato candidato dalla Lega. A questo punto, sono le due del pomeriggio, la sequenza di notizie da Tolentino si interrompe. Luca Traini, il 28enne sparatore, è stato portato in questura. I sei feriti sono in ospedale. Si aspetta la dichiarazione di Salvini. Tempo mezz’ora e arriva. La condanna del gesto, se c’è, è nella rapida premessa – «chiunque spari è un delinquente» – la sostanza arriva dopo: «È chiaro ed evidente che un’immigrazione fuori controllo, un’invasione come quella organizzata, voluta e finanziata in questi anni, porta allo scontro sociale». Il terrorismo fascista è scontro sociale. La responsabilità è delle vittime.
Ormai da tempo il leghista ha dismesso ogni cautela, ingenuo chi in quella mezz’ora gli aveva già chiesto di prendere le distanze. Del resto il suo commento al feroce assassinio di Pamela Mastropietro, due giorni prima, era stato una specie di chiamata alle armi. «Immigrato nigeriano, permesso di soggiorno scaduto, spacciatore di droga – aveva scritto Salvini sui social – . è questa la risorsa fermata per l’omicidio di una povera ragazza di 18 anni. Cosa ci faceva ancora in Italia questo verme?». Il militante leghista, già forzanovista, di Tolentino deva aver ricevuto il messaggio. Forza nuova da Roma adesso si «schiera» con lui e promette di pagargli le pese legali. In rete non si fatica a trovare roba del genere, applausi al gesto.
Salvini ha una sua idea della serenità e aggiunge alla comprensione per le pistolettate una promessa elettorale: «Non vedo l’ora che il 4 marzo mi diate la forza per riportare ordine, tranquillità, sicurezza e serenità in tutta Italia». Il presidente uscente della Lombardia Roberto Maroni ne approfitta invece per segnalare il suo dissenso di linea con il nuovo proprietario del partito. «Che orrore – scrive a commento delle notizia da Macerata – questo è un criminale fascistoide, non c’entra nulla con la gloriosa storia della nostra grande Lega Nord». Che però non si chiama neanche più così ma «Lega per Salvini premier».
Prima e dopo le sue dichiarazioni, Salvini viene attaccato da Grasso – «è responsabile di questa spirale di odio» – Boldrini – «deve chiedere scusa» – e su twitter da Roberto Saviano che lo identifica come «mandante morale dei fatti di Macerata» e «pericolo mortale per la tenuta democratica». Renzi e Gentiloni, evidentemente preoccupati, cercano di raffreddare le reazioni. Il segretario del Pd parla dell’autore del gesto come di «una persona squallida e folle», dice che bisogna «abbassare subito i toni, tutti» e lasciare la campagna elettorale fuori da questo «terribile evento» perché «è tempo di calma e responsabilità». Il presidente del Consiglio dice di «confidare nel senso di responsabilità di tutte le forze politiche, i comportamenti criminali non possono avere alcuna motivazione ideologica», evidentemente neanche quando vengono accompagnati dal saluto romano. Il ministro dell’interno Marco Minniti, invece, dopo essersi recato a Macerata, parla di «un’iniziativa criminale individuale» ma «sicuramente organizzata e progettata» da un soggetto «con un background personale di destra che si rifà al nazismo e al fascismo». E aggiunge: «A legare i feriti è solo il colore della pelle, quindi è un’evidente questione razziale».
Da altre parti arrivano reazioni assai più allarmate, innanzitutto dall’Anpi. «Nessuno si senta escluso dal presidiare la democrazia e i principi fondamentali della convivenza civile. Il fascismo di ritorno, troppo spesso tollerato, va contrastato con fermezza. Ora basta», scrive la presidente dell’Associazione partigiani Carla Nespolo.
Sceglie invece la linea del silenzio il Movimento 5 Stelle. Luigi Di Maio lancia addirittura «un appello» al mutismo ai politici in campagna elettorale «nel rispetto della vittima di qualche giorno fa e dei feriti di oggi». Alessandro Di Battista sostiene che «quanti hanno responsabilità politiche hanno un solo dovere: stare zitti!». Il solo Roberto Fico aggiunge di «non potersi esimere dal dire che le parole di Salvini sono inaccettabili» e condanna «ogni idea che inciti al razzismo o alla violenza». Condanna che, restando in silenzio, il capo politico dei 5 Stelle può evitare di pronunciare.
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