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Ma Putin, il conservatore, non cambia strategia

Ma Putin, il conservatore, non cambia strategiaVladimir Putin

L'analisi Khodorkovskij MIkhail è stato liberato e ora si trova in Germania, poi forse andrà in Svizzera. Non si comprende ancora bene se sia stato amnistiato su sua richiesta e in […]

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 22 dicembre 2013

Khodorkovskij MIkhail è stato liberato e ora si trova in Germania, poi forse andrà in Svizzera. Non si comprende ancora bene se sia stato amnistiato su sua richiesta e in base al riconoscimento della propria colpa oppure di motu proprio da parte del presidente della Russia. Ma pare che l’arrestato si sia deciso a chiedere la grazia solo dopo che dal Cremlino aveva avuta la certezza che la sua richiesta sarebbe stata accolta e motivata con le gravi condizioni di salute della madre.

Khodorkovskij era stato arrestato nel 2003 e nel maggio del 2005 condannato a nove anni di carcere. L’accusa fu di evasione fiscale e frode. Ma si disse che il vero motivo era il timore di Putin di avere in Khodorkovskij un temibile concorrente politico, avendo quest’ultimo mostrato un eccessivo interesse per la politica pur essendo alla testa di una grande compagnia petrolifera, la «Jukos». Putin, ovviamente, ha sempre negato i motivi politici, sostenendo insieme ai giudici che Khodorkovskij era effettivamente un grande evasore. Curiosamente Berlusconi condannato in Italia per evasione fiscale, a suo avviso, è innocente e ha l’unica colpa di amare troppo le donne. A novembre del 2010 Khodorkovskij fu condannato in un altro procedimento giudiziario per appropriazione di un certo quantitativo di petrolio. Dopo alcuni ricorsi ci fu una riduzione delle pene e fu fissata la data della liberazione per agosto 2014. Nel frattempo, si era profilata la possibilità di un terzo processo per riciclo di 10 miliardi di dollari «rubati da Khordovskij insieme a altre persone». Ma durante la recente conferenza-stampa lo stesso Putin ha riconosciuto che tale terzo processo gli pareva basato su niente. La scarcerazione di Khodorkovskij è avvenuta nello stesso momento di entrata in vigore di un’amnistia che riguarda reati minori e ha messo fuori dal carcere anche le ragazze di Pussy Riot, condannate a tre anni circa per essersi esibite nella chiesa del Salvatore di Mosca ballando e cantando versi contro Putin.

Si tratta di decisioni che probabilmente mirano anche a rendere più accettabile l’immagine della Russia in vista delle prossime Olimpiadi invernali del 2014 che si terranno a Sochi. In effetti, la Russia dopo l’approvazione di alcune leggi volte a restringere fortemente i diritti e i margini di libertà dei cittadini e, in particolare, delle opposizioni politiche – come l’assurda legge che vieta di parlare di omosessualità -, aveva bisogno di migliorare la propria immagine. Ma ciò significa che il regime putiniano sta cambiando volto e si sta aprendo alla società civile? Non mi sembra. Basta pensare che la Duma federale ha approvato proprio ieri una legge che punisce con una multa fino a 300.000 rubli o con detenzione fino a 5 anni, chiunque metta in discussione sia pure a parole l’integrità territoriale della Russia. L’amnistia, la liberazione di Khodorkovskij non possono essere interpretati, quindi, come una modifica della politica che Putin ha portato avanti nel corso di oltre dieci anni. Si tratta di una politica di natura conservatrice che ha come scopo principale quello di salvaguardare il regime e tenere salda nella massima misura possibile l’unità del paese. Da quando è caduto il comunismo sovietico, la nuova elite russa è alla vana ricerca di un’idea che possa tenere uniti i popoli della Russia al di là delle religioni e degli orientamenti politici. Brandelli di questa idea sono le celebrazioni della grande vittoria sul nazismo, la istituzione di nuove feste connesse all’affermazione della nuova Russia, come la festa dell’indipendenza, la celebrazione del ventennale della costituzione eltsiniana. Ma queste iniziative, volte tra l’altro a rafforzare lo spirito patriottico del popolo, pur importanti non sono sufficienti, poiché secondo un’indagine sociologia almeno la metà dei russi sarebbero disposti a lasciare il proprio paese alla ricerca di un luogo migliore, dove vivere dignitosamente e applicare le proprie conoscenze nell’ambito di una democrazia che in Russia non esiste. Non bastano neanche le leggi restrittive per impedire che si parli di omosessualità o di secessione dalla Russia. In mancanza di una simile idea che possa non solo fare da cemento ma indicare una chiara prospettiva di sviluppo e anche di fronte al fallimento dell’idea della modernizzazione del paese, a causa soprattutto del rifiuto dei nuovi capitalisti di investire in Russia anziché portare i propri capitali all’estero, Putin ha scelto il conservatorismo, ha scelto di fare della conservazione delle tradizioni russe e dello status quo politico ed economico l’asse portante della sua politica. Ciò lo porta a reprimere tutto ciò che è contrario o esula dalla sua linea e, quindi, a negare i diritti civili o a sottovalutarne l’importanza, a usare la violenza contro le opposizioni, in particolate, quelle extraparlamentari che, agli occhi del potere, sono portatrici di valori «occidentali» estranei al popolo russo. Nel contempo usa, come si dice, il bastone e la carota verso le opposizioni politiche. Per cui può dire riguardo al noto «oppositore» Navalnij che non ha impedito la sua partecipazione alle elezioni comunali di Mosca perché lo ritiene in qualche misura innocuo e controllabile.

 

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