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M5S, parlamentarie online, ma ai vertici l’ultima parola

M5S, parlamentarie online, ma ai vertici l’ultima parolaLuigi Di Maio – LaPresse

Elezioni Le regole saranno annunciate dopo lo scioglimento delle camere sul blog di Grillo. Con una «clausola genovese» i capi potranno decidere chi correrà nei collegi uninominali

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 28 dicembre 2017

I trolley dei parlamentari del M5S di ritorno verso casa scivolano sul Transatlantico e la fine della prima legislatura a 5 Stelle si accompagna al futuro incerto, a dispetto dei sondaggi incoraggianti, delle truppe pentastellate. Si contano 88 deputati e 35 senatori. Prima di defezioni, espulsioni e porte sbattute i grillini nei due rami del Parlamento erano rispettivamente 109 e 54.

A marzo si potrebbe quantomeno superare quota duecento eletti, ma non si conoscono ancora le regole delle primarie online. I «cittadini portavoce» uscenti chiedono informazioni da settimane, costantemente rimbalzati dai vertici. La loro attesa pare destinata ad essere esaudita nei prossimi giorni, quando le norme compariranno sul blog di Beppe Grillo. I capi, insomma, aspettano che venga sancita la conclusione formale della legislatura per bandire ufficialmente la corsa verso la poltrona romana. Poi le «parlamentarie», che dovrebbero celebrarsi nel mese di gennaio. Non sarà come 5 anni fa, quando le condizioni erano poche: non aver compiuto quarant’anni (solo per la Camera), niente cariche elettive con altri partiti, fedina penale immacolata e obbligo di residenza nel collegio in cui si era candidati. Adesso queste norme si incrociano con i paletti del Rosatellum, a cominciare dalla necessità di scegliere tra listino proporzionale e collegi uninominali, il rispetto delle «quote di genere». Basta questo a complicare ulteriormente la faccenda, ingarbugliare i calcoli di chi punta alla rielezione, confondere i tanti che dai territori sognano un posto al Parlamento. Nel 2012 gli aspiranti furono 1400, ora se ne aspettano molti di più.

«Presenterò il simbolo, individuerò i criteri per la formazione delle liste per la partecipazione alle elezioni, sceglierò, cioè, il sistema di selezione dei candidati», aveva promesso solo qualche settimana fa Luigi Di Maio, rivendicando il ruolo di «capo politico» e avocando a sé poteri che ancora creano qualche mal di pancia tra i grillini più esperti. È lui, assieme a Grillo e Davide Casaleggio, ad aver messo a punto il meccanismo che sperano metta ordine. Un percorso che punta a garantire lo svolgimento della consultazione sulla piattaforma Rousseau, considerato elemento identitario fondamentale. Ma al tempo stesso, il nuovo statuto elettorale lascerebbe ai vertici – e non alle scelte della consultazione digitale – le mani libere di sistemare le cose.

Intanto, verrà rivisto il limite d’età: per non creare imbarazzi ai deputati che hanno superato la soglia dei quarant’anni (tra di essi il fedelissimo Danilo Toninelli e Roberto Fico) e non ingolfare le liste al Senato, il tetto dovrebbe saltare e magari l’asticella salire a 45. C’è poi il rischio delle contese personali: i personaggi che godono di consensi sul territorio più solidi propongono che il più votato alle parlamentarie abbia la possibilità di candidarsi nel collegio uninominale per il maggioritario ma anche di accedere ad una sorta di paracadute, e comparire come capolista nel proporzionale.

I vertici tuttavia spingono per decidere loro chi saranno gli sfidanti per la parte maggioritaria, in modo da evitare che alcune caselle vengano assegnate a concorrenti considerati troppo deboli o a rischio. Verrebbe codificata una «clausola genovese», che riconoscerà ai capi il diritto dell’ultima parola: saranno loro a comporre il tabellone e a stabilire che un candidato vincente alle parlamentarie non sia degno di fiducia, come avvenne nel capoluogo genovese per l’aspirante sindaca Marika Cassimatis. Un cambiamento non da poco: il M5S ufficializza il potere quasi assoluto di chi sta al vertice della piramide. E chissà che non vengano riproposti contratti di fedeltà, sanzioni in caso di dissenso, deleghe in bianco su staff e ufficio stampa.

La campagna elettorale di fatto è cominciata con il tour di Di Maio. Grande attenzione per le imprese del nord, secondo un tabellino di marcia definito soprattutto da Davide Casaleggio. I finanziamenti arrivano dai sostenitori: risultano poco più di 7 mila donatori per 230 mila euro. Alla fine della cavalcata trionfale di cinque anni fa, a versare l’obolo furono in 28 mila: vennero raccolti 774 mila euro.

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