«L’urlo che ha lanciato Moussa Balde togliendosi la vita ha superato mura e sbarre del Cpr di Torino», ha detto ieri l’avv. della difesa Gianluca Vitale, in conferenza stampa alla Camera. Non capita spesso quando muore un migrante, un «clandestino», che l’attenzione pubblica superi il tempo di un tweet indignato. Con Balde, il ragazzo aggredito a Ventimiglia e trasferito dall’ospedale al Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr), forse è accaduto qualcosa di diverso: la rete No Cpr si è mobilitata due volte davanti al centro; gli avvocati di Asgi hanno manifestato il 4 giugno in piazza Castello; Nicola Fratoianni...