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Lupo ululà pecora ululì

Aderenti a Gioventù nazionale ad una manifestazione di Fratelli d'Italia foto di Andrea Sabbadinifoto di Andrea Sabbadini

Il colonnino infame C’era una volta un lupo che quando scendeva a valle...

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 6 luglio 2024

C’era una volta un lupo che quando scendeva a valle con i suoi camerati per avvicinarsi ai greggi di deboli, appetitose pecore, subito i cani da guardia montavano su un casino, il pastore democratico metteva mano alla doppietta e BANG BANG… per non finire impallinato, il lupo doveva subito tornarsene a gambe levate al postaccio da dove se n’era venuto.

E così, a furia di saltare i pasti, il povero lupo s’era ridotto al 4% e stava per cadere in depressione, quando un bel giorno fortuna volle che dietro a un gran cespuglio di mirto vide biancheggiare qualcosa… si avvicinò e con suo grande stupore vide che si trattava d’una pelle di pecora lasciata lì da qualche cavaliere probabilmente unto dal Signore. La prese, se la rigirò tra gli artigli e gli venne un’idea geniale. Troppo geniale per comunicarla a quelle macchiette del suo branco che non capivano le grandi sfide.
Si mise così la pelle di pecora sulle spalle, si calò sulla testa un angolo del candido vello a mo’ di cappuccio e s’incamminò verso valle. Giunto che fu in prossimità del gregge elettorale, prese a belare qualcosa di generico contro tutti i dispotismi del novecento e tanto bastò ad ammansire quegli scemi dei cani che la scambiarono per una pecora vera, lasciando così che si mescolasse al saporito gregge. In quanto al pastore con la doppietta costituzionale, quello era ancora più scemo di suoi cani e non s’era minimamente accorto dell’inganno.

Il lupo, che a quel punto sotto la pelle di pecora gli s’era rizzato il pelo d’un buon 28%, aveva ovviamente già l’acquolina in bocca ma mantenne l’autocontrollo: doveva aspettare che il gregge venisse rinchiuso, i cani si fossero addormentati e il pastore fosse andato a letto.

E così, al calar del sol dell’avvenire, il lupo travestito da pecora si ritrovò da solo nel recinto con le sue prede che non sospettavano nulla perché erano stupide, ma così stupide che quando si accorsero delle sue lunghe zanne e gliene chiesero conto, il lupo disse che erano zanne puramente folkloristiche e loro la presero per buona.

E ora che le aveva in pugno… ma qualcosa si mosse nell’oscurità e dal buio arrivò un «eia eia alalà!»… erano i suoi camerati lupi, scesi per tentare stavolta un blitz notturno. «Regà, nun famo i nostagici!» li redarguì il lupo travestito da pecora spalancando all’orda nera assetata di sangue i robusti cancelli… ma fu travolto, e al grido di SIEG HEIL! tutte quelle stupide pecore finirono sbranate in men che non si dica.
Inclusa quella strana pecora con le zanne

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