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L’uomo in piedi non si china. E la non-violenza dilaga

L’uomo in piedi non si china. E la non-violenza dilagaLa protesta silenziosa, in piedi per 8 ore a piazza Taksim, di Erdem Gunduz – Reuters

Istanbul #duranaman, straordinaria performance civile contro la repressione a piazza Taksim

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 19 giugno 2013

È partito come un atto individuale quello del performer Erdem Gündüz che lunedì sera è rimasto immobile per ore di fronte al centro culturale Atatürk in piazza Taksim a Istanbul per protestare contro lo sgombero del Parco Gezi e la repressione delle manifestazioni contro il governo che stanno attraversando tutto il paese, ma presto molti altri prima a piazza Taksim poi, durante la giornata di ieri, in molti altre zone della città e nel resto della Turchia si sono uniti alla sua protesta pacifica, tra loro anche i deputati del pro-curdo Partito della democrazia e della pace che ieri in parlamento per cinque minuti hanno dato vita a una azione simile a quella di Erdem Gündüz. Nel frattempo centinaia di foto di donne e uomini «immobili» hanno cominciato a circolare sui social media e l’hashtag #duranadam è balzato in cima alla classifica dei temi più discussi su Twitter. Un atto di «disobbedienza civile», come lo ha definito ieri durante un intervista lo stesso Gündüz che ha spiazzato le forze dell’ordine che da giorni presidiano il centro della città per impedire qualsiasi tipo di manifestazione.

[do action=”citazione”]Il governo prepara una legge bavaglio contro twitter. Arrestati giornalisti e medici. Chiusi giornali, radio e riviste. Ma la protesta non si ferma[/do]

La protesta di lunedì sera si è interrotta quando la polizia ha fermato 17 persone che si erano unite all’artista per poi liberarle otto ore dopo. L’accusa è manifestazione non autorizzata ma secondo gli avvocati dei manifestanti è molto difficile che il pubblico ministero apra un procedimento penale nei loro confronti.

Gli «uomini e le donne immobili» si sono dati di nuovo appuntamento ieri alle 20 e hanno invitato su Internet i cittadini a fare lo stesso tutti i giorni alla stessa ora. Sul fronte repressivo ieri, dopo gli arresti di 193 persone tra cui 22 tifosi del gruppo Carsi, molto attivo nel movimento Occupy Gezi, e il leader dei Musulmani Anticapitalisti lunedì, le forze dell’ordine hanno perquisito le sedi di media e organizzazioni di sinistra come il giornale Atilim, l’agenzia Günes e Etha, Radio Özgür e il partito Esp arrestando 65 persone. Ieri, inoltre, l’Unione dei medici turchi in una conferenza stampa ha confermato che anche due infermiere e un dottore impegnati nell’assistenza ai manifestanti feriti durante gli scontri sono in stato di arresto.

Il ministero della sanità turco ha avviato un’indagine sui medici e gli operatori che hanno prestato soccorso ai feriti nelle infermerie e i centri di primo soccorso allestiti al parco Gezi chiedendo inoltre agli ospedali le generalità dei manifestanti ricoverati in questi giorni: «Non possiamo fornire questi dati, sarebbe una violazione dei diritti umani e rappresenterebbe un precedente molto pericoloso anche perché non sappiamo quale uso ne farebbe il ministero» ha dichiarato il segretario dell’Unione dei medici Beyazit Ilhan. L’organizzazione dei medici ha inoltre reso pubblico il bilancio definitivo degli scontri di questi giorni: 4 i morti, centinaia i feriti di cui 46 gravi e 6 rischiano la vita. È stato rilasciato invece il giornalista turco Gökhan Biçici arrestato e picchiato dalla polizia domenica durante gli scontri nel quartiere di Kurtulus a Istanbul, libero anche il fotografo italiano Daniele Stefanini che ha fatto ritorno in Italia. «E’ in corso da giorni una vera e propria caccia al giornalista», ha dichiarato durante un presidio di portesta davanti alla questura di Istanbul Ercan Ipekçi il presidente del sindacato dei lavoratori dell’informazione: «Dall’inizio delle manifestazioni 25 colleghi sono rimasti feriti e nove arrestati, faccio appello al primo ministro perché fermi le azioni arbitrarie e illegali contro i media e non prenda più di mira i giornalisti con dichiarazioni che, come abbiamo visto, stanno provocando un sentimento di odio e anche episodi di violenza contro di loro».

[do action=”quote” autore=”Ercan Ipekçi, presidente del sindacato dei lavoratori dell’informazione”]«Dall’inizio delle manifestazioni 25 colleghi sono rimasti feriti e nove arrestati, faccio appello al primo ministro perché fermi le azioni arbitrarie e illegali contro i media e non prenda più di mira i giornalisti»[/do]

Nel frattempo dopo che all’inizio delle proteste Erdogan aveva definito twitter «una delle più grandi piaghe della società», il ministro degli interni Güler ha annunciato che è in cantiere una nuova legge sui «crimini online» che regolamenterà in maniera più stretta l’uso dei media sociali: «Abbiamo condotto uno studio su coloro che hanno usato Twitter, Facebook e altri social media per diffondere notizie false che hanno spinto i manifestanti a condurre azioni che possono mettere in pericolo il diritto alla proprietà e la vita. Siamo convinti che servano nuove norme specifiche per evitare che episodi simili si ripetano». Intanto le proteste contro il governo partite 22 giorni fa, nonostante gli attacchi della polizia e lo sgombero del parco, continuano. Ieri il movimento Occupy Gezi si è dato di nuovo appuntamento alle 20 sia a Istanbul in nove piazze e parchi della città che in molte località del paese per discutere su come proseguire la mobilitazione.

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