Cultura

L’uomo delle sfide rosse

L’uomo delle sfide rosseSir Alex Ferguson

Autobiografia La vita di Sir Alex Ferguson, mitico allenatore del Manchester United, in un libro Bompiani

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 4 aprile 2014

«Ho ricevuto una lettera da un tizio che scriveva che nel 1959-60 lavorava nei cantieri a Govan e andava regolarmente in un pub, e si ricordava di un giovane attivista che passava di lì con un barattolo per le monete a raccogliere fondi per il sindacato, pronunciando discorsi che invitavano alla protesta. Tutto ciò che ricordava era che questo ragazzo giocava nel St Johnstone. La sua lettera terminava con una domanda: ’Eri tu?’». È proprio Sir Alex Ferguson, uno degli allenatori che ha vinto di più e per più tempo nella storia del calcio britannico e internazionale a segnalare con piacere, e malcelato orgoglio, questo ricordo nella sua autobiografia, La mia vita pubblicata di recente da Bompiani (pp. 428, euro 19).

Quando, lo scorso anno, i tifosi dell’Old Trafford gli resero omaggio per il suo commiato con i campi di gioco, dopo un quarto di secolo che aveva passato alla guida del Manchester United, regalando alla «Repubblika di Mancunia» qualcosa come 20 vittorie nella Premiere League, lo fecero con uno striscione gigantesco su cui era scritto «The impossible dream, Sir Alex 26 years made possible». Perché sì, lui, Sir Alex è davvero l’uomo dei sogni che si realizzano, delle sfide impossibili che si possono vincere. Lo dice la sua storia di attaccante di provincia, cresciuto nella zona dei Cantieri navali di Glasgow, passato durante gli anni Sessanta per tante piccole squadre, ad eccezione dei Rangers, prima di arrivare ad allenare l’Aberdeenn, vincitore a più riprese della Coppa di Scozia e della Coppa delle Coppe nel 1983, e, infine, l’United nel 1986.

Oggi, della sua Scozia Ferguson non parla spesso, anche se si è misurato in un duello a distanza con Sean Connery, visto che il primo sostiene il referendum in favore dell’indipendenza che i nazionalisti locali hanno indetto per la metà di settembre, mentre Sir Alex si dice soddisfatto del regime di autonomia di cui la regione gode già nei confronti di Londra. L’ex allenatore dell’United è «un rosso» di quelli di una volta – «un rosso» così a lungo alla guida dei Red Devils in una città dalla forte memoria operaia non è stato del resto forse un caso.

Fuori dagli stadi di football, è stato amico di Tony Blair, anche se non lo ha mai amato molto e, un po’ più sinceramente, di Gordon Brown. «Le mie convinzioni politiche sono rimaste sostanzialmente le stesse di quando facevo il rappresentante sindacale ai cantieri navali di Govan. Le opinioni della gente cambiano nel tempo in base al successo e alla ricchezza, ma nella mia gioventù ho imparato non tanto un insieme di posizioni ideologiche, quanto un modo di vedere la vita, un sistema di valori. Mi sono sempre riconosciuto nell’ala sinistra del Partito laburista (…). Fui molto dispiaciuto per Neil Kinnock, una brava persona, molto sfortunata; mi sarebbe piaciuto vederlo a Downing Street». Omaccione dallo sguardo severo e, si dice, dal carattere inflessibile, Sir Alex ha tenuto a battesimo anche alcuni dei protagonisti del nuovo calcio-spettacolo dell’ultimo decennio, nomi come David Beckham, Cristiano Ronaldo o Wayne Rooney. Ed è soprattutto in quelle occasioni che l’ex sindacalista ha dovuto vedersela con i giovani ribelli che cercava di controllare e indirizzare con la sua esperienza: «Il potere è utile, se te ne puoi servire, ma credo che i giocatori, che vengono per lo più dalla working class, non lo recepiscano bene».

Quasi i titoli di coda per il vecchio football da dopolavoro operaio di cui Alex Ferguson, con i suoi 72 anni e malgrado il malloppo di coppe e titoli vari che ha accumulato, è ancora uno straordinario simbolo.

 

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