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Luoghi vs opere

Peregrine on the rocks Ed ecco che camminando quasi incessantemente per le strade di Palermo durante la biennale di Manifesta 12 il valore dell’arte si aggroviglia alla gente, ai luoghi, alle radici che fanno […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 30 giugno 2018

Ed ecco che camminando quasi incessantemente per le strade di Palermo durante la biennale di Manifesta 12 il valore dell’arte si aggroviglia alla gente, ai luoghi, alle radici che fanno da panchine, alle vedute urbane, agli stereo sulle bici. Chissa` essendo curata dal gruppo di architetti Oma forse l’intento liminale era proprio questo, far si che i luoghi spesso inediti inquadrassero le opere esposte aggiungendo un’aura imprescindibile, facendo si che lo sguardo viaggiasse fuori dalle finestre e oltre gli stipiti, su e giu` per quelle scalette escheriane dell’ex Monte dei pegni di santa Rosalia a Palazzo Branciforte, che avrei voluto percorrere una ad una come in un vortice. Dalle quali poi volare via nell’incredibile cielo non affrescato dello Spasimo. E passeggiare ancora nel Pelourinho non ancora gentrificato del centro della citta` che accoglie e ci trastulla le anime globalizzate. Delle visioni due video piu` uno sono rimasti impressi, l’installazione a Palazzo Butera di Melanie Bonajo Night Soil Trilogy intorno all’alienazione dell’individuo, il sesso e al benessere psicofisico. L’artista mette in scena una vulnerabilita´ sociale e riprende un’intimita` impacciata che mette a proprio agio nel cercare rituali e ipotesi motorie che possano riconnettere i frammenti di corpo e psyche. Cosi` come in mezzo ad alcuni bambu` di fronte ad un laghetto di ninfee nell’Orto Botanico, l’artista Zheng Bo con un gruppo di amici queer ci solletica facendo sesso e penetrando delle felci nelle foreste di Taiwan in un verdissimo video con climax da ipnosi, Pteridophilia. Poco piu` in la all’interno di una casetta la socialita` afro liberata da ogni means necessary, ritratta dall’artista nigeriana Toyin Ojih Odutola nella collezione di disegni a pastello Scenes of Exchange, restituisce una quotidianita` cosmopolita degli africani in Europa. Gli haitiani di un piccolo paese e i loro zombi ripresi da Yuri Ancarani oscillano tra la messa in scena e la memoria dei vivi e dei morti, il turbamento e il gioco all’eccesso, il possedere uno zombi e l’essere posseduto anche dalla memoria storica in Whipping Zombies. Lo sguardo dell’artista rimane nitido e attento ha coscienza di essere un uomo bianco, non si sposta, accorciando la separazione coloniale e post lascia che sia il pubblico a mescolarsi e a danzare con i propri zombi. Ritmo del controcampo dello spettatore che non ritroviamo nelle tante opere che ci informano e ci educano sulle guerre, sull’immigrazione e sulle sorti dei rifugiati nelle rotte del mediterraneo. Opere decorose e anche necessarie ma che non trovano la loro urgenza al di la del contenuto, non attraggono dentro ne moltiplicano le riflessioni, come accade con i luoghi e le vedute che incorniciano ed evocano mille di queste catastrofi e vicende. Basta sintonizzarsi. Un atlante del catastrofico rapporto uomo natura iper sintonizzato con l’italia piu` contemporanea, Incompiuto: La nascita di uno stile di Alterazioni Video e` quindi una botta d’ossigeno taroccato proprio come quello che ci respiriamo tutti i giorni, un’aggiornata biografia del bel paese articolata in una mostra fotografica, un libro ed un’installazione video. Il plusvalore sbrindellato barocco e profumato di Palermo ha superato il valore assicurato del prodotto e del consumo cadenzato delle opere d’arte. L’afflato didattico politicamente corretto ha dovuto lasciar spazio all’aura delle arancine delle piante sconosciute e delle scritte sui muri.

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