L’universo di Gabrio Baldacci
Note sparse Con le sue chitarre parlanti, il musicista regala uno dei migliori album del 2020
Note sparse Con le sue chitarre parlanti, il musicista regala uno dei migliori album del 2020
Si apre un sipario elettrico e sono subito lampi, tuoni, rumori,saette, satori: chitarra, loop station, drum machine a tessere una vela per solcare un oceano buio in tempesta. Avvertiamo già dal primo minuto che siamo al cospetto di un disco immaginifico, torrenziale, importante. Haiku elettro/elettronici, un Blind Willie Johnson asciugato del suo dramma crudo e catapultato in una pellicola nel Grand Canyon. E poi fratture, sincopi, astrazioni, blues cubista, ruggine, cenere, pioggia, polvere. Gabrio Baldacci, schivo e talentuoso, già con Gianluca Petrella e Dinamitri Jazz Folklore, con le sue chitarre parlanti crea mondi: un universo uno e trino, un triplo cd ispirato e sconfinato, senza nemmeno un grammo di adipe addosso. Dalle escursioni avant-tutto del solo alla furia luminosa e sghemba del devastante trio Mr. Rencore con Scardino ai sax e Paoletti alla batteria, jazzcore della più bell’acqua, come i Primus in uno scontro frontale con i Fire!, sino alle svisate del duo con Tamborrino al drum set. Un lavoro eclettico, maleducato, geniale, figlio di un toscanaccio tanto schivo quanto vulcanico: uno dei più belli ascoltati quest’anno.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento