Visioni

L’universo di Elton John e David Furnish, scatti di fragile bellezza

«Elton John: Egg On His Face» foto di David LaChapelle, 1999«Elton John: Egg On His Face» – foto di David LaChapelle, 1999

In mostra Al Victoria Albert Museum di Londra, fino al 5 gennaio, la ricca collezione privata del cantante in un'esposizione. Da Robin Williams a Malcom X o Mapplethorpe, foto che segnano l’immaginario

Pubblicato 5 mesi faEdizione del 31 maggio 2024
«Clemens, Jens and Nicolas Laughing at Le Pulp», foto di Nan Goldin, ’99

Esteticamente perfetta, la mostra fotografica che troverete a Londra fino al 5 gennaio 2025, in partnership con Gucci, ma il Gucci dell’eleganza, senza luccichii, quasi a staccare e distaccare la persona dal personaggio, l’uomo – in questo caso due uomini, Sir Elton John e suo marito David Furnish – nella bella e quieta Sainsbury Gallery, la più piccola del Victoria Albert Museum.
All’inaugurazione c’erano Sir Paul McCartney, accompagnato dalla figlia Stella McCartney, a salutare John e Furnish e a tagliare il nastro della mostra che ha un titolo che rispecchia profondamente l’arte di Sir Elton John, Fragile Beauty, e che accompagna e accarezza il suo privato, perché la collezione arriva da casa sua, dalle sue pareti, dalle passioni e dagli interessi che condivide con suo marito David Furnish.

NON VI ASPETTATE Elton John sui muri, lui in questa mostra c’è solo in due foto, c’è tutto il resto però, la corda che lo tiene stretto al suo dentro, aspettatevi altro dunque, andateci con curiosità. E allora la mattina in cui andiamo a vedere la mostra ci alziamo come se si stesse andando ad una festa elegante, indossate qualcosa che possa, attraverso il colore, attraverso un particolare, rendere omaggio a colui che ha cambiato il suono della musica, che ha spazzato via i pregiudizi, che ha fatto della melodia il suo dna. Avvicinatevi a questa mostra con la stessa eleganza, la stessa delicatezza e la stessa euforica tristezza con la quale Elton John da quel lontano 1962 è entrato nelle vite di tutti, indossate quindi qualcosa che vi possa fare sentire a casa vostra.
E allora si scende per le scale di marmo, questa scritta enorme «Fragile Beauty» determina ogni pezzo di fotografia che troverete all’interno.

Stranissima negli occhi, lineare nell’essenza delle cose, proprio in pratica e nella pratica una mostra fotografica, una collezione di fotografie che appartengono alla storia del nostro tempo, del nostro mondo, dalle bellezze, fragili appunto, come la foto di una Marylin Monroe con lo sguardo basso, perso, talmente avulso da quelle paillettes che indossa, da sembrare che la sua testa non sia sul corpo giusto. Sono gli occhi di Marylin che vi accompagneranno per la mostra, sarà la foto di un bagno con su scritto «White and Coloured» a farvi capire la reale differenza che c’era prima fra bianchi e neri e a farvi capire la violenza della polizia americani sui black ancora oggi, sono le foto che vi parlano dell’America, dell’uomo che cade, del ground zero, della polvere, di Martin Luther king sorridente accanto alla moglie, di Malcom X mai domo, che si tiene il collo con la mano e che guarda avanti, quasi a reggersi da solo. È la foto del corpo di Robert Kennedy, subito dopo l’assassinio che vi aprirà le porte di un mondo che è cambiato, che ha subito cambiamenti anche grazie al sangue di gente che è morta affinché qualcosa durasse nel tempo. Di spalle invece la foto di JFK, di spalle ad un mondo che non sarebbe più stato come lui forse avrebbe immaginato.

E POI L’AMERICA delle famiglie, dei divani davanti alla tv in contrapposizione alle foto dell’America con le armi, di chi uccide, come se uccidere fosse segno di libertà. E poi un Che Guevara assorto nei suoi pensieri, le foto di chi ha marciato per cambiare il mondo, di donne con il volto coperto di sangue e polvere, di donne costrette a fuggire per la guerra sui treni, schiacciate dalla paura di morire ma cariche di vita nel fare spazio ai propri figli. E poi una foto imponente, di un gigantesco Frank Sinatra che cammina attorniato dalle sue body guard a Miami, elegantissimo, imponente ma dallo sguardo semi chiuso però. Tra foto di uomini che si amano, che si divertono, che piangono, che vivono, tra foto che interrogano il genere e di chi invece ama cambiare solo per una notte, per una volta, tra le foto di Andy Wharol e le innumerevoli scattate da Robert Mapplethorpe, tra le foto di musicisti, di vite spezzate, di società spezzate, tra tutte queste mani legate, sanguinanti, che stringono pistole, che abbracciano, che suonano che si amano e si dividono, ci sono poi le mani intrecciate di Robin Williams, che si copre la bocca, che vi farà fuggire via, fisicamente proprio, per poi arrivare quasi all’uscita davanti alla enorme «E» luccicosa di Elton John, per chiedervi: «Quanto dolore c’è dietro tutta questa bellezza, quanto buio dietro tutta questa luce?».

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