L’Unione europea non alimenti la deforestazione
L’espansione agricola su scala industriale è responsabile dell’80 per cento della deforestazione globale, con effetti devastanti sul clima e sulla biodiversità del Pianeta. La deforestazione, a sua volta, è spesso associata […]
L’espansione agricola su scala industriale è responsabile dell’80 per cento della deforestazione globale, con effetti devastanti sul clima e sulla biodiversità del Pianeta. La deforestazione, a sua volta, è spesso associata […]
L’espansione agricola su scala industriale è responsabile dell’80 per cento della deforestazione globale, con effetti devastanti sul clima e sulla biodiversità del Pianeta. La deforestazione, a sua volta, è spesso associata alla violazione dei diritti umani dei popoli indigeni e delle comunità tradizionali che abitano quei territori da sempre.
L’Unione europea è tra i principali importatori mondiali di materie prime agricole: quasi il 40 per cento dei terreni utilizzati per soddisfare i consumi dell’Ue si trova infatti fuori dall’Europa. Lo scorso dicembre la Commissione europea ha pubblicato una tabella di marcia che evidenzia il collegamento tra la deforestazione e il commercio globale di materie prime. In particolare prodotti agricoli come l’olio di palma, la soia e la carne bovina.
L’olio di palma raffinato, ad esempio, è l’olio vegetale alimentare più consumato al mondo perché è economico e, conferendo cremosità ai prodotti, si presta a molti impieghi. La crescente richiesta di questo prodotto ha conferito molto potere all’industria del settore e ha favorito l’espansione, in molti casi indiscriminata, delle piantagioni di palma da olio a discapito delle foreste. L’Indonesia e la Malesia sono i principali produttori di questa richiestissima materia prima, ma più di recente la produzione di olio di palma si è estesa anche all’Africa (Camerun, Liberia, Tanzania). Quasi altrettanto duttile è la soia (e la farina di soia), che è presente in snack, cosmetici e viene anche utilizzata come biocombustibile. La maggior parte della soia e farina di soia importate in Europa è però utilizzata per l’alimentazione degli animali.
Riguardo a carne e prodotti lattiero-caseari, il 26 per cento della superficie terrestre è occupato dall’allevamento di bestiame.
In America Latina, non è solo la foresta Amazzonica ad essere in pericolo perché convertita in terreni agricoli o allevamenti. La foresta del Gran Chaco, che tocca Argentina, Paraguay, Brasile e Bolivia, e il Cerrado, la savana tropicale più biologicamente ricca al mondo, che tocca Brasile, Paraguay e Bolivia, vedono tassi di deforestazione altissimi proprio a causa della crescente domanda mondiale di carne e foraggio. Il collegamento tra deforestazione, soia, carne e derivati è quindi centrale per la sostenibilità ambientale e alimentare. L’espansione e l’aumento di terreni coltivati a soia è trainato prevalentemente dalla domanda dell’industria mangimistica, che deve far fronte all’aumento del consumo globale di carne.
«L’Ue, in quanto importatore di prodotti agricoli, è parte del problema, ma può anche essere parte della soluzione», ha dichiarato la Commissione. Non è però chiaro quali misure concrete e vincolanti potrebbero essere presentate dalla Commissione.
La Commissione ha riconosciuto che l’Europa deve fare molto di più per proteggere le foreste del mondo. Dovrebbe iniziare proponendo una legislazione per garantire che il cibo che mangiamo e i prodotti che utilizziamo non distruggano le foreste e che non vengano prodotti a discapito dei diritti delle popolazioni indigene.
Inoltre, dovrebbe promuovere l’approvvigionamento responsabile di quelle materie prime la cui produzione ha un alto potenziale di generare impatti gravi su ambiente e diritti umani. Sono infine necessarie proposte politiche concrete per contribuire a ridurre il consumo eccessivo di carne e prodotti lattiero-caseari in Europa, la cui domanda rappresenta un importante motore della deforestazione.
* responsabile campagna Foreste di Greenpeace Italia
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