«Siamo state tutte Magda». A leggere le tantissime dichiarazioni d’affetto e di dispiacere sincero per la scomparsa prematura di Irina Sanpiter, la Magda di Bianco, rosso e Verdone, la moglie del pedantissimo e impossibile Furio, che si esprime solo con un disperato «Non ne posso più», si ha la chiara sensazione che non solo in quel ruolo si siano identificate negli anni centinaia, migliaia di donne italiane di qualsiasi età, ma che rappresenti in qualche modo proprio la condizione della donna e della moglie italiana. Schiava di Furio, ovviamente, soggiogata dal suo egocentrismo maschile, e dalla sua concezione dell’amore come possesso senza risposte. «Magda tu mi ami? Lo vedi che la cosa è reciproca?». Incapace perfino di far trasparire la sua condizione di disagio.
Ovvio che lei sogni la fuga con il bel tenebroso Angelo Infanti, che rappresenta tutto ciò che non è il marito. E che rappresenta per lei una fuga senza ritorno e senza dichiarazioni di guerra. Geniale invenzione di Carlo Verdone in un 1980 pre-craxiano, dei suoi sceneggiatori Piero De Bernardi e Leo Benvenuti, e del produttore-supervisore-maestro Sergio Leone. Perché fu Sergio Leone a proporre a Verdone regista del suo secondo film la ventenne russa Irina Sanpiter, arrivata a Roma dopo gli studi universitari e qualche particina nel cinema russo (Atterraggio zero di Aleksandr Mitta), grazie allo zio sceneggiatore e militante comunista Giorgio Arlorio.
E fu Leone, che non sbagliava mai una faccia, a leggere in quegli occhi sbarrati la Magda perfetta e a perfezionarla con il doppiaggio in piemontese di Solveig D’Assunta, mentre Verdone le mise accanto, oltre al suo Furio, e ai due mocciosi senza sentimenti, un grandioso Angelo Infanti, amico di Leone, ma mai usato come attore comico, come via d’uscita alla vita orrenda di moglie-schiava.
Irina Sanpiter non fece molti altri film, la troviamo nel misterioso Febbre a 40!, trashione di Marius Mattei, nella commedia di partito La terrazza di Ettore Scola, nella serie tv I ragazzi di celluloide di Sergio Sollima, nel divertente e di superculto Lacrime napulitane di Ciro Ippolito, dove recita con la sua vera voce, ma nel 1981 smise col cinema.
Scoprì, a soli 27 anni, di essere malata di leucemia e iniziò una lunga battaglia col male. Cambiò mestiere, divenne discografica, attiva nei concerti internazionali, fece la sua vita, ma non tornò più al cinema. Dopo tanti anni, dopo l’agonia dolorosa di otto mesi in ospedale, Irina Sanpiter, scomparsa a 60 anni, viene ricordata oggi da tanti fan dei film di Verdone e da tante donne di ogni età come l’unica vera Magda che possa rappresentare tutte le Magde che ci circondano.
Negli anni di#metoo, della presa di coscienza di tante ragazze contro i soprusi maschili e il sistema maschile del potere, Magda ci appare come un monumento a una sorta di milite ignoto che non si arrenderà mai all’amore reciproco dei Furio. E il suo «Non ne posso più» sembra oggi un minaccioso grido di guerra.