Lumpen, il ritmo delle Pantere nere
Anniversari/La band era il braccio sonoro del partito. Presente a marce e comizi Quarant’anni esordivano con il singolo «Free Bobby Now», dedicato a Seale. Parla Michael Torrance, uno dei componenti
Anniversari/La band era il braccio sonoro del partito. Presente a marce e comizi Quarant’anni esordivano con il singolo «Free Bobby Now», dedicato a Seale. Parla Michael Torrance, uno dei componenti
Quant’anni fa, nel 1974, Elaine Brown diventava la prima donna a capo del Black Panther Party. Era stata nominata da Huey P. Newton, fondatore con Bobby Seale del partito, che in quei giorni si era rifugiato a Cuba per sfuggire a un’accusa di omicidio da cui in seguito verrà assolto. Elaine Brown non è solo una leader politica è anche una musicista. Nel 1968 le viene richiesto di registrare pezzi che raccontino la storia del partito e la sua azione rivoluzionaria. Il risultato sarà Seize the Time, album che contiene The Meeting, inno ufficiale delle Pantere nere. Dice: “Uomo dove sei stato tutti questi anni/Uomo dov’eri quando ti cercavo/Uomo tu mi conosci come io conosco te/Uomo sto arrivando/E ci siamo seduti e abbiamo parlato di libertà e altre cose/E mi ha detto cosa sognava/E io conoscevo quel sogno prima che ne parlasse/E un sentimento di familiarità è sopraggiunto”. The Meeting è una ballata, melanconica, struggente. Nel 1973 intervenne direttamente Newton che chiese a Brown di proseguire con le canzoni. Il risultato è Until We’re Free, il suo disco uscito per la Motown. La militante non fu l’unica scheggia sonora capace di fiancheggiare le Pantere nere, fondamentale fu anche il ruolo dei The \Lumpen che quarant’anni fa divennero la band di riferimento del partito. Con un nome ispirato direttamente dal concetto di sottoproletariato, il lumpenproletariat descritto da Marx, il gruppo aveva il compito di iniettare una dose massiccia di radicalismo nero nel soul del tempo. Lo farà con Free Bobby Now, il loro unico singolo, uscito nel ’70, dedicato a Bobby Seale, co-fondatore del partito. Arrestato in occasione degli eventi alla Convention democratica di Chicago del 1968, questi stava scontando quattro anni di carcere per oltraggio alla corte. Il pezzo è un funky martellante, sostenuto da una chitarra irresistibile. E con quel coro che ripete: “Bobby must be set free”. Tra i componenti della band Michael Torrance che ricorda quei giorni su un sito dedicato alle Pantere Nere (It’s about Time, Black Panther Party Legacy and Alumni, http://www.itsabouttimebpp.com/index_PhotoGallery.html): “Nella storia, i popoli oppressi hanno utilizzato la musica come mezzo non solo di lotta ma anche capace di insegnare, motivare e ispirare la resistenza. I Lumpen vengono da questa tradizione, l’obiettivo, lo scopo o la missione è di istruire il popolo, utilizzare forme popolari di musica a cui la comunità si possa relazionare, che si possano tramutare in azione politica così da diventare un’ulteriore arma nella lotta per la liberazione”. E ancora: “Oltre a me, la band includeva Bill Calhoun, Clark (Santa Rita) Bailey e James Mott. All’inizio eravamo semplici compagni di lotta a cui piaceva cantare mentre si faceva volantinaggio in strada a San Francisco. Cantando veniva tutto più facile. E poi tutti avevamo avuto esperienze musicali, tutti avevamo avuto i nostri gruppi. Calhoun, in particolare, aveva già fatto alcune esperienze professionali a Las Vegas. Tutto successe con molta naturalezza. Non ricordo esattamente come avvenne ma fu Emory Douglas, ministro della cultura delle Pantere nere, a suggerire che si poteva dar vita a un gruppo. Già Elaine Brown aveva registrato un album di canzoni rivoluzionarie (Seize the Time) in stile folk, stavolta un quartetto r’n’b o ‘soul’ poteva diventare uno strumento politico. Ci sono persone che non sanno leggere ma tutti sentono la musica”. Continua: “Poco dopo Calhoun scrisse No More in stile spiritual/traditional e poi venne Free Bobby Now (in realtà nel ricordo indica sempre come titolo «Bobby Must Be Set Free», ndr), un pezzo r’n’b più veloce. Registrammo queste due canzoni e presto cominciamo a cantare durante manifestazioni e raduni. Fu Emory a darci il nome The Lumpen, ‘i fratelli dell’isolato’, quelli privati dei diritti civili, il sottoproletariato incazzato del ghetto. Lavoravamo a stretto contatto con il ministero della cultura e con June Hilliard (pantera nera) che era a volte di aiuto e altre volte molto critico. Era stato deciso che in quanto rappresentanti del Black Panther Party e in quanto capaci di catturare l’immaginazione del popolo, i Lumpen dovevano esprimersi ad alti livelli, il ‘prodotto’ doveva avere grossa capacità di penetrazione. Reclutavamo musicisti all’interno della comunità che diventavano la band di accompagnamento dei Lumpen, i Freedom Messengers Revolutionary Musicians. Grazie a Calhoun riuscimmo a dar vita a uno show di un’ora con uniformi e una coreografia. Suonavamo nei locali, nei centri sociali, nei raduni e nei college intorno a San Francisco/Oakland. Il nome cominciò a girare e riuscimmo a costruirci un seguito. Alla vigilia dell’East Coast tour, suonammo al Merritt College e il posto era pieno, tutti cantavano “Bobby must be set free”. Nel 1971 i Lumpen e Emory si esibirono sulla costa est; suonavamo nei college e alle feste per la raccolta di fondi; suonammo a St.Paul/Minneapolis, New York City, Boston, New Haven e alla Revolutionary People’s Constitutional Convention a Washington. Pubblicizzavamo il partito e rielaboravamo pezzi noti degli Impressions (People Get Ready diventava Revolution’s Come) e dei Temptations (Old Man River che diventò Old Pig Nixon) o originali come Revolution Is the Only Situation, We Can’t Wait another Day, Set Sister Erika Free e Killin’ (if You Gon Be Free). Tornati a Oakland, i Lumpen hanno continuato ad esibirsi in California. Per via dei testi non riuscimmo ad avere alcun supporto radiofonico. Alla fine tra defezioni e diversità di priorità, i Lumpen si sciolsero. La testimonianza di Torrance continua evidenziando come la band era composta essenzialmente ed esclusivamente da militanti, che tradurre in canzoni manifesti politici e ideologia richiedeva un rigoroso sforzo, studio e impegno. In tal senso la musica diventava un ulteriore forma di lotta. “In ogni momento eravamo rappresentanti del Black Panther Party”, sottolinea Torrance. Questi lascerà il partito nel ’74; con i Ladies Choice accompagnerà in tour Marvin Gaye e farà i cori sul pezzo Distant Lover (da Let’s Get It on). Da anni è coinvolto in progetti che riguardano la comunità afro-americana (programmi prevenzione e informazione in materia di droga, criminalità ecc.). Oggi dirige il coro della Fellowship Baptist Church di Watts/Willowbrook a Los Angeles.
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