L’umanità nuova nata nelle baracche
Don Sardelli
Cultura

L’umanità nuova nata nelle baracche

DON SARDELLI «Dalla parte degli ultimi» di Massimiliano Fiorucci, prefazione di Portelli. La consapevolezza e lo studio come strumenti per sconfiggere l’emarginazione e la miseria. Anni ’60, borgata dell’Acquedotto Felice, un giovane prete sceglie di vivere tra i migranti del Centro-sud e dà vita a una scuola popolare
Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 13 ottobre 2020
«I veri maestri non sono coloro che rendono facile lo studio, ma coloro che lo rendono difficile». Questa frase la scrivono nel 1969 don Roberto Sardelli e i suoi allievi della Scuola 725 (dal numero della baracca dell’Acquedotto Felice) in una «Lettera al Sindaco» democristiano di Roma di allora, Clelio Darida, per denunciare la condizione di degrado in cui versavano decine di baraccopoli sorte dal malgoverno che aveva devastato il tessuto urbanistico della Capitale grazie all’intreccio tra rendita immobiliare e potere democristiano-clericale. Questa frase potrebbe essere la chiave di lettura del fitto e ricco dialogo tra un accademico militante di...
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