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L’ultimo miglio per la dieta mediterranea

L’ultimo miglio per la dieta mediterranea

Qualche giorno fa, il 12 ottobre, si è celebrata la Giornata mondiale dell’alimentazione promossa dalla Fao. Il tema di quest’anno è stato L’acqua è vita, l’acqua ci nutre. Non lasciare […]

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 19 ottobre 2023

Qualche giorno fa, il 12 ottobre, si è celebrata la Giornata mondiale dell’alimentazione promossa dalla Fao. Il tema di quest’anno è stato L’acqua è vita, l’acqua ci nutre. Non lasciare nessuno indietro. La Fao sollecita tutti, governi, aziende private, agricoltori, mondo accademico, società civile e singole persone, a collaborare per affrontare le emergenze idriche globali. La necessità è di produrre più cibo con minori quantità di acqua, garantendone al tempo stesso una equa distribuzione. È una questione, questa, nella quale non è obbligatorio attendere che i grandi decisori (governi nazionali, Ue) si diano da fare concretamente. Certo, i provvedimenti della politica sono assolutamente necessari, ma nel frattempo ciascuno di noi può ogni giorno fare la sua parte. Afferma il prof. Luca Falasconi, del Dipartimento di scienze e tecnologie agro-alimentari dell’Università di Bologna, che nel nostro cibo quotidiano ci sono enormi quantità di acqua, principalmente quella che viene impiegata per produrlo, trasformarlo e distribuirlo in mercati e negozi. Secondo Falasconi l’acqua complessiva contenuta nella dieta media di ogni italiano vale circa 20 mila litri per settimana. Adottando sistematicamente la dieta mediterranea, basata largamente su alimenti freschi e poco manipolati e di origine prevalentemente vegetale, secondo Falasconi potremmo ridurre il nostro impatto idrico di circa mille litri a settimana a testa. Non per caso la Fao raccomanda di aggiungere al nostro piatto alimenti come legumi, frutta a guscio e miglio, che fanno bene alla salute e la cui coltivazioni ha bisogno di quantità di acqua limitate. A proposito del miglio, è interessante sapere che si tratta di un cereale antichissimo e molto nutriente e che anche noi almeno fino alla prima metà del 1500, prima dell’arrivo del mais dal continente americano, preparavamo la polenta quotidiana proprio con il miglio. Oggi il miglio è il cereale di base soprattutto nelle regioni sub-sahariane ma è in atto un movimento mondiale per promuoverne la coltivazione e il consumo. Qualche anno fa il nostro Cnr ha sviluppato una attività di studio sulle caratteristiche genetiche di questa pianta, che produce semi con un decimo dell’acqua necessaria a frumento e riso e che resiste bene anche a temperature ambientali che sfiorano i 50 gradi. L’Onu ha proclamato il 2023 Anno internazionale del miglio.

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