Politica

L’ultima parola su Draghi a un referendum senza rete

L’ultima parola su Draghi a un referendum senza reteVito Crimi e Luigi Di Maio – Ansa

Prigionieri della rete Da mercoledì si vota sulla piattaforma Rousseau

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 9 febbraio 2021

La decisione di appoggiare il governo Draghi deve passare per l’approvazione degli iscritti alla piattaforma Rousseau: «Ascolteremo le proposte del presidente, sintesi del primo giro di consultazioni, e le sottoporremo alla rete», fanno sapere dal Movimento 5 Stelle. Dunque, questo pomeriggio la delegazione del M5S incontrerà di nuovo il presidente incaricato, questa volta senza essere accompagnata da Beppe Grillo. Poi verrà formulato il quesito da sottoporre alla base, che avrà modo di esprimersi tra mercoledì e giovedì.

ERA GIÀ SUCCESSO per i governi presieduti da Giuseppe Conte, prima con la Lega e poi con il centrosinistra. Ma questa volta la consultazione va oltre l’oggetto in questione, pure di importanza capitale, e suona come un referendum sul futuro immediato della prima forza parlamentare italiana, che si trova davanti alla scelta tra due opzioni che sembrano incompatibili: da un lato la convergenza tra le ispirazioni governiste e quelle neo-ecologiste, espresse rispettivamente da Di Maio e Grillo, dall’altra la rivendicazione delle battaglie delle origini, sostenuta ancora ieri da Alessandro Di Battista.

IL FATTO STESSO di ricorrere alla piattaforma di Davide Casaleggio, testimone silente delle ultime riunioni con Grillo che hanno fatto da contorno al primo incontro tra la delegazione del M5S e Draghi e personaggio piuttosto screditato presso i parlamentari, era oggetto di discussione. «Non mi saprei riconoscere in un M5S che incoraggiasse la deresponsabilizzazione dei propri parlamentari nei momenti più delicati della vita istituzionale», sostiene ad esempio il deputato Giorgio Trizzino, auspicando che «l’idea della consultazione online venga saggiamente rivalutata». Dall’altra parte, oltre agli eletti schierati esplicitamente con il no a Draghi come Barbara Lezzi e Mattia Crucioli, anche esponenti storicamente più vicini alla fazione governista. Come il vicepresidente del parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo, che pure ha vissuto da vicino la decisione del M5S di appoggiare la commissione Von der Leyen, ma che saluta positivamente la consultazione e insiste: «Adesso è necessario continuare a spingere tutti insieme per avere quesiti chiari, trasparenti e puntuali. Soprattutto, dobbiamo spingere per avere un vero dibattito e confronto interno. I tempi sono molto serrati a quanto vedo, ma quando c’è la volontà tutto è possibile.

LA PREMESSA è una serrata assemblea congiunta nella serata di domenica alla quale ha partecipato Giuseppe Conte. «È stata un’occasione per ringraziare tutti i parlamentari per il grande lavoro svolto, li ho ringraziati tutti uno per uno», spiega Conte. Ma in quella sede il presidente uscente ha detto chiaramente che bisogna sostenere Draghi. «Voltare le spalle al presidente incaricato sarebbe come voltare le spalle al paese – dice Conte – Non è il momento dell’autolesionismo e dell’autoesclusione». Questa posizione ha ormai fatto breccia nella maggior parte dei parlamentari grillini. Ma resta un nucleo di dissenso soprattutto al senato. «Prendersi la responsabilità politica e morale di far nascere questo governo, così distante dai nostri valori e da tutto ciò che siamo stati, sarebbe il definitivo suicidio politico del M5S», dice ad esempio Matteo Mantero. E il voto online sarà anche un modo per misurare come e in che modo la base ha digerito le manovre dei vertici.

OGGI, INTANTO, si vota anche l’introduzione della direzione collegiale, che nel quesito comparso sulla piattaforma viene definito come un «Comitato direttivo composto da 5 membri, che duri 3 anni, al cui interno, a rotazione annuale, è individuato chi svolgerà le funzioni di rappresentante legale, le cui deliberazioni siano a maggioranza dei membri». Se la modifica non dovesse passare, si procederebbe di nuovo all’elezione del capo politico. La revisione dello statuto era stata pensata quando il M5S aveva bisogno di mantenere l’unità interna e costruire una camera di compensazione tra le diverse anime. Era solo qualche settimana fa, ma pare un’era geologica precedente.

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