Cultura

Lula, i paradossi di una politica dalla parte degli ultimi

Lula, i paradossi di una politica dalla parte degli ultimi

SCAFFALE «La verità vincerà» edito da Meltemi è il libro sulla difesa giudiziaria del leader brasiliano

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 4 gennaio 2020

«Non ha senso tentare di distruggere le mie idee perché già stanno planando e non c’è modo di arrestarle. I potenti possono uccidere una, due o tre rose, ma giammai impediranno l’arrivo della primavera e la nostra lotta è per la primavera». La voce roca e affaticata, occhi negli occhi commossi del suo popolo, l’emozione vibra nell’aria quando parla ai militanti del sindacato prima di essere trasferito in carcere.

LE METAFORE prendono forma nelle parole dell’operaio metallurgico, figlio di genitori analfabeti, da cui eredita una sintassi popolare dai colori straordinari. Lula comunica con la sua stessa presenza che rappresenta la storia di un Paese le cui abissali diseguaglianze, frutto di secoli di colonizzazione e sfruttamento, sono state decisamente affrontate dalle sue politiche.
La verità vincerà (Meltemi, pp. 254, euro 18) è la difesa politica e giudiziaria del leader più popolare della storia del Brasile, imputato in un processo il cui capo d’accusa reale sembra essere la lotta alla povertà. Durante i suoi governi, grazie ai programmi sociali, milioni di brasiliani sono usciti dalla condizione di miseria. La crescita economica ha reso possibili investimenti in settori produttivi e culturali. Si respirava un clima di entusiasmo; giovani delle favelas entrarono nelle università, furono creati campus universitari nelle zone più povere e isolate, borse di studio a studenti di origine afrobrasiliana o indigena. Ci sentivamo parte di un processo rivoluzionario per un Paese in cui l’istruzione è sempre stata un privilegio per pochi.

TUTTAVIA, nella cornice capitalista, la conoscenza può essere intesa come strumento di accesso ai beni di consumo e l’impressione era che ci stessimo integrando più a quel sistema che a una reale alternativa. I paradossi della politica di Lula, basata su una strategia di conciliazione di classe, erano vissuti nelle nostre aule, così come nelle zone rurali dove si rivendicava un processo radicale di riforma agraria mai avvenuto.
Lula chiuse il secondo mandato con quasi il 90% dei consensi, ma le contraddizioni della politica del Partido dos Trabalhadores andavano a spiazzare parte dei movimenti popolari ed erodere la base sociale. Si espandeva il malcontento, anche nella sinistra, per casi di corruzione di dirigenti del Pt. L’accesso ai beni individuali non implica un miglioramento di quelli comuni, come scuole, ospedali e trasporti. A dare la spallata, tuttavia, saranno gli ex alleati centristi che orchestrarono l’impeachment ai danni di Dilma Rousseff, accusata di aver richiesto, senza coinvolgere il Parlamento, prestiti alle banche per coperture di bilancio. Nessun caso di corruzione da parte sua, laddove i principali registi dell’impeachment – o golpe parlamentare – Eduardo Cunha e Michel Temer, saranno poi colti in fragrante con borse piene zeppe di banconote.

IL PROGETTO del Partido si infrange e i settori ultraconservatori conquistano il potere con Bolsonaro, smantellando i diritti dei lavoratori e impiantando una politica di repressione, oscurantismo e austerità. La scena diviene sempre più fosca con la politica di devastazione ambientale, ma potrebbe cambiare ancora con la recente liberazione di Lula dopo 18 mesi di carcere. Non si tratta di assoluzione definitiva dall’accusa principale costruita dal magistrato Sergio Moro, poi ministro della giustizia di Bolsonaro, che imputa a Lula di aver ricevuto in favore un appartamento mai abitato e per cui non ha firmato nulla. Il riconoscimento della verità giudiziaria è ancora lungo, ma le verità storiche sono più complesse e non si riducono ai diversi gradi di un processo.
Caro Lula, non sorprenderebbe se provassero a imbrigliarti alla vigilia delle prossime elezioni per sottrarti di nuovo le libertà politiche. Il tuo rivale non avrebbe altro modo per sconfiggerti, così come avvenne nel 2018. Si gongolerebbe all’idea di vederti di nuovo in carcere mentre lui simula liberamente l’uso di armi nei suoi comizi. Forse è solo una comprensibile diffidenza di chi vede trame e congiure laddove ci sono chiarissimi e legittimi processi oppure, chissà, la verità vincerà.

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