L’Ufficio brevetti italiano prolunga la durata dei brevetti dei vaccini
Un’inchiesta della trasmissione «37e2» di Radio Popolare Mentre il parlamento italiano e quello europeo votavano mozioni che impegnano i governi ad appoggiare la moratoria sui brevetti anti-Covid, l’Ufficio brevetti italiano controllato dal ministero dello Sviluppo economico prolungava […]
Un’inchiesta della trasmissione «37e2» di Radio Popolare Mentre il parlamento italiano e quello europeo votavano mozioni che impegnano i governi ad appoggiare la moratoria sui brevetti anti-Covid, l’Ufficio brevetti italiano controllato dal ministero dello Sviluppo economico prolungava […]
Mentre il parlamento italiano e quello europeo votavano mozioni che impegnano i governi ad appoggiare la moratoria sui brevetti anti-Covid, l’Ufficio brevetti italiano controllato dal ministero dello Sviluppo economico prolungava la durata dei brevetti sui vaccini Pfizer, Moderna e AstraZeneca. La proroga del monopolio sui vaccini detenuto dalle aziende produttrici impedisce ad altri ricercatori di utilizzare conoscenze note ormai da un ventennio.
La vicenda è stata rivelata da un’inchiesta della trasmissione radiofonica «37e2» condotta su Radio Popolare da Vittorio Agnoletto, che si è fatto aiutare dalle ricerche di Lorenzo Cassi, professore associato di economia alla Sorbona di Parigi ed esperto di diritto brevettuale. Agnoletto è il portavoce italiano della campagna internazionale Diritto alla Cura a favore della moratoria sui brevetti anti-Covid.
I brevetti concedono ai detentori un monopolio dello sfruttamento di un’invenzione per la durata di venti anni, allo scopo di ripagare gli investimenti in ricerca e sviluppo che la hanno resa possibile.
I prodotti farmaceutici però fanno eccezione: la durata di un brevetto farmaceutico può arrivare fino a 25 anni, perché ottenere l’autorizzazione al commercio di un farmaco può richiedere molto tempo. Di qui la possibilità di chiedere un «certificato complementare», cioè un prolungamento dei brevetti per farmaci approvati dalle agenzie regolatorie.
Il primo brevetto in questione riguarda l’«mRna stabilizzato con un contenuto aumentato di G/C, codificante per un antigene virale», appartiene all’azienda tedesca CureVac ma protegge i vaccini Pfizer e Moderna. Il brevetto risale al lontano 2002 e sarebbe scaduto il 5 giugno 2022, lasciando la strada libera al lavoro di nuovi ricercatori. Come hanno scoperto Agnoletto e Cassi, a marzo 2021 – poche settimane dopo l’insediamento al Mise del leghista Giancarlo Giorgetti – l’ufficio brevetti italiano ha spostato la scadenza del brevetto al 2027. Pochi mesi dopo, anche per un brevetto relativo al vaccino adenovirale AstraZeneca la cessazione è stata rinviata dal 2032 al 2036. «Ma i vaccini anti-Covid – spiega Agnoletto – non sono stati penalizzati dai tempi lunghi delle autorizzazioni regolatorie: al contrario, per realizzare i test e ottenere le autorizzazioni è bastato meno di un anno, grazie alla procedura accelerata adottata dall’Ema». Inoltre, segnala Cassi, l’Ema ha concesso solo un’«autorizzazione condizionata» ai vaccini e i regolamenti europei non specificano, né escludono, che questa dia diritto al prolungamento.
In ogni caso, al di là della disputa legale conta la sostanza politica. Mentre il Parlamento italiano e quello europeo discutevano dell’opportunità di sospendere i brevetti sui vaccini e lo stesso premier Draghi interveniva in tutte le sedi internazionali per stigmatizzare il nazionalismo vaccinale dei paesi ricchi, l’ufficio brevetti italiano (che dipende dallo stesso governo) si adoperava per rafforzare il monopolio delle aziende farmaceutiche.
Al Mise respingono le accuse fatte da Radio Popolare: «Non si è trattato di scelte discrezionali italiane ma di prassi ordinaria che riguarda l’industria del farmaco e l’Italia non si è comportata diversamente da quanto previsto dalle norme e da quanto hanno fatto gli altri paesi europei», fa sapere il ministero. La realtà però è diversa. L’Ufficio brevetti italiano concede la proroga per oltre il 90% delle domande. Altrove non è così. «La Francia – spiega Agnoletto – ha respinto la domanda di proroga del brevetto sui vaccini a mRna. In Spagna e Inghilterra la richiesta è sospesa o non ha ancora ricevuto una risposta. Solo Italia, Germania e Svizzera hanno dato il via libera».
Lo scoop di Radio Popolare dimostra con quale attenzione le multinazionali farmaceutiche proteggano il monopolio sui vaccini anti-Covid, nonostante la crisi sanitaria globale causata dalla pandemia e una comunicazione attenta alle ragioni umanitarie. Non è l’unico episodio che lo dimostra. Ieri il British Medical Journal ha rivelato come la kENUP, una fondazione legata alla Moderna, abbia esercitato pressioni contro la creazione in Sudafrica un centro dell’Oms per lo sviluppo di vaccini accessibili ai Paesi a basso reddito, per presunte violazioni di brevetti dell’azienda statunitense. In molte dichiarazioni pubbliche, invece, proprio l’amministratore delegato di Moderna Stéphane Bancel aveva dichiarato di rinunciare a usare i brevetti per proteggere il proprio monopolio durante la pandemia.
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