«L’ufficiale e la spia» fra boicottaggio e successo al box office
Cinema La polemica in Francia in seguito alle nuove accuse rivolte a Roman Polanski
Cinema La polemica in Francia in seguito alle nuove accuse rivolte a Roman Polanski
Lunedì Pierre Jolivet, il presidente dell’ARP (associazione degli autori, registi e produttori francesi) ha annunciato un’imminente assemblea straordinaria dell’associazione – la data è ancora da fissare – in cui verranno proposte delle nuove regole per i membri condannati o indagati per violenza sessuale, che consentirebbero la sospensione di Roman Polanski.
NEL FRATTEMPO in Francia ferve il dibattito, lanciato da «La Croix», sull’opportunità di andare a vedere il nuovo film del regista (L’ufficiale e la spia, nelle sale italiane giovedì) colpito di recente da una nuova accusa di violenza sessuale da parte della fotografa ed ex attrice Valentine Monnier, che sulle pagine di «Le Parisien» ha sostenuto di essere stata drogata e stuprata da Polanski 44 anni fa – accuse che il regista ha respinto. La settimana scorsa, quando il film – titolo originale J’accuse – è uscito in Francia, una manifestazione davanti al cinema Le Champo ha bloccato la premiere, a cui sarebbe dovuto seguire un incontro con Louis Garrel, che nel film interpreta Alfred Dreyfus.
Dalla sua uscita nelle sale francesi però J’accuse è arrivato in testa al box office: lunedì il film di Polanski – vincitore alla Mostra di Venezia del Gran premio della giuria – aveva già totalizzato 400.000 spettatori. E già a Venezia il film, o meglio il suo regista, era stato oggetto di polemica in seguito alle parole della presidente di giuria Lucrecia Martel, che aveva parlato della necessità di distinguere l’opera dal suo autore – su Polanski pende infatti il mandato di cattura degli Stati Uniti dal 1977, l’anno in cui fuggì dal Paese per sottrarsi a una possibile condanna ad anni di carcere per lo stupro della tredicenne Samantha Gailey.
IN SEGUITO all’esplosione di #MeToo, Polanski è stato una delle personalità espulse dall’Academy hollywoodiana, che nel 2003 lo aveva premiato come miglior regista per Il pianista. Un’espulsione che il regista sta combattendo in sede legale, mentre il suo avvocato Harland Braun ha di recente annunciato anche possibili azioni legali contro «Le Parisien», il quotidiano che ha pubblicato la lettera di Monnier. In Francia il regista era già stato contestato in occasione della retrospettiva dedicatagli dalla Cinématheque Francaise nel 2017, e lo stesso anno aveva rinunciato alla presidenza della Cerimonia dei premi César, proprio per evitare le polemiche. G.Br.
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