Europa

L’Ue: serve un nuovo approccio

Migranti A novembre vertice a Malta con i Paesi africani. Ma niente corridoi umanitari

Pubblicato circa 9 anni faEdizione del 7 agosto 2015
C. L.ROMA

Finora sono stati recuperati 373 superstiti e 25 salme. Se a bordo del gommone che si è rovesciato mercoledì al largo della Libia c’erano davvero 600 migranti, come raccontano i sopravissuti al naufragio, allora in fondo al mare, probabilmente chiusi nella stiva della carretta che li trasportava, ci sono ancora più di 200 corpi da recuperare.
Più di chiunque altro e di ogni cosa è la matematica a segnare la cifra di quest’ultima tragedia di migranti. Ieri le unità navali di soccorso coordinate dalla sala operativa della Guardia costiera a Roma hanno continuato a solcare il mare alla ricerca di eventuali superstiti e, com’è più probabile, di altri cadaveri senza però alcun risultato. Nel frattempo sono continuati i salvataggi che hanno permesso recuperare solo ieri altri 1.200 migranti. Cifre che, come accade ormai abitualmente dopo ogni naufragio, anche questa volta hanno provocato le solite reazioni indignate a Bruxelles insieme a nuove promesse di intervento da parte dell’Unione europea. In una nota comune, il vicepresidente della commissione europea Frans Timmermans, Lady Pesc Federica Mogherini e il commissario europeo all’Immigrazione Dimitri Avramopoulos hanno sollecitato un «nuovo approccio» al problema. «La migrazione non è un argomento popolare», hanno spiegato. «E’ facile piangere di fronte alla tv quando si verificano queste tragedie. E’ più difficile reagire e assumersi la responsabilità. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è il coraggio collettivo di far seguire alle parole azioni concrete, che altrimenti suonerebbero vuote».
Parole che però, alla luce di quanto accaduto nei mesi scorsi a Bruxelles dove il blocco dei paesi del Nord Europa ha imposto una linea più dura e chiusa nei confronti dell’immigrazione, suonano vuote già adesso. Ora tutto è rimandato al prossimo vertice che si terrà a novembre alla Valletta. Senza fretta, come si vede. «L’unione europa sta lavorando duramente per evitare queste tragedie» – hanno spiegato Timmermans, Mogherini e Avramopoulos -. Abbiamo triplicato le risorse dedicate per la ricerca e gli sforzi di soccorso in mare, che ci ha permesso di salvare oltre 50 mila persone dal 1 giugno 2015. Tuttavia anche se il numero di persone che muoiono in mare è sceso drasticamente, tutto ciò non è sufficiente e non lo sarà mai a evitare tutte le tragedie».
Al vertice di novembre a Malta parteciperanno anche i Paesi africani maggiormente interessati dal fenomeno immigrazione e come al solito si tornerà a discutere di quali siano le strategie migliori per contrastare le organizzazioni criminali e di come rendere più efficaci i respingimenti. Arrivando magari anche a decidere un ulteriore rafforzamento della presenza in mare di navi e mezzi per soccorrere i migranti. I modi classici con cui l’Ue si lava la coscienza di fronte allo stillicidio quotidiano di morti nel Mediterraneo. Decideranno tutto tranne adottare l’unica soluzione che metterebbe fine alle tragedie, l’apertura di corridoi umanitari che portino i migranti dai Paesi di transito in Africa direttamente in Europa. Perché questo significherebbe scardinare la politica di chiusura delle proprie frontiere che invece il vecchio continente vuole mantenere ben salda.
A dispetto di Bruxelles, i migranti continuano a partire. 367 dei 373 ripescati a mare mercoledì davanti alla Libia sono arrivati ieri pomeriggio a Palermo (fermati 5 scafisti) a bordo della nave militare irlandese Leniahm. Tra loro anche 24 donne e 13 bambini. Viste le gravi condizioni di salute in cui si trovavano altri sei sono stati invece trasportati in elicottero in ospedale direttamente dal punto del naufragio. Nei prossimi giorni verranno condotti tutti verso Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Campania, le regioni nelle quali sono stati destinati dal ministero degli Interni. Intanto si continuano a sfiorare nuove tragedie. Ieri un altro barcone sul quale viaggiavano 381 migranti, tra cui anche 55 donne e 26 bambini, provenienti da Siria, Bangladesh e area subsahariana è stato soccorso a 30 miglia dalle coste libiche, 15 miglia più a nord rispetto al punto in cui si è verificato la tragedia di mercoledì. A intervenire, traendo in salvo i migranti, è stata la nave Fiorillo della Guardia costiera impegnata in zona nella ricerca di eventuali superstiti dell’ultimo naufragio.

 

 

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