L’Ue decide: i rider saranno dipendenti
Dal contratto capestro Assodelivery-Ugl che in Italia ripristinava il cottimo per i rider considerati lavoratori autonomi nel 2020 sono passati solo tre anni. Ieri è stata l’Europa a indicare la strada opposta: i lavoratori delle piattaforme saranno dipendenti. I ministri del Lavoro Ue sotto la presidenza svedese hanno raggiunto l’accordo sulle nuove regole. Tra i punti principali della posizione comune dei Ventisette vi è l’inquadramento, secondo determinati criteri, dei lavoratori della gig economy come dipendenti, e non più come autonomi. Chi lavora per Glovo, Deliveroo nella consegna dei cibi o gli autisti di Uber tramite un algoritmo sarà dipendenet delle multinazionali.
Il via libera dei ministri apre ora la strada ai negoziati con il Parlamento e la Commissione Ue per l’intesa finale.
«Attualmente – evidenzia il Consiglio in una nota -, la maggior parte dei 28 milioni di lavoratori su piattaforma dell’Ue, inclusi tassisti, lavoratori domestici e rider di consegne di cibo, sono formalmente lavoratori autonomi, tuttavia, alcuni di loro devono rispettare molte delle stesse regole e restrizioni di un lavoratore subordinato». Una circostanza, sottolineano i ministri, che «indica come loro hanno effettivamente un rapporto di lavoro e dovrebbero quindi godere dei diritti del lavoro e della protezione sociale concessi ai lavoratori ai sensi del diritto nazionale e dell’Ue».
Secondo l’orientamento generale dei Ventisette, «si presumerà che i lavoratori siano dipendenti di una piattaforma digitale – e non lavoratori autonomi – se il loro rapporto con la piattaforma soddisfa almeno tre dei sette criteri stabiliti nella direttiva». Questi criteri includono: limiti massimi sulla quantità di denaro che i lavoratori possono ricevere; restrizioni sulla loro capacità di rifiutare il lavoro; regole che ne disciplinano l’aspetto o il comportamento. «Nei casi in cui si applica la presunzione legale – viene specificato -, spetterà alla piattaforma digitale dimostrare che non esiste alcun rapporto di lavoro secondo la legislazione e la prassi nazionale». I ministri sottolineano inoltre l’importanza che «i lavoratori siano informati sull’uso di sistemi automatizzati di monitoraggio e decisionali», e che gli algoritmi siano «monitorati da personale qualificato, che gode di una protezione speciale da trattamenti avversi».
Stabilite anche le prime norme sull’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle piattaforme.