L’Ue decide: i rider saranno dipendenti
Una protesta di rider – Foto Aleandro Biaganti
Lavoro

L’Ue decide: i rider saranno dipendenti

Algoritmi & Diritti Accordo fra i 27 paesi: chi lavora per le piattaforme non sarà più considerato autonomo. Basterà che siano soddisfatte tre condizioni su sette
Pubblicato più di un anno faEdizione del 13 giugno 2023

Dal contratto capestro Assodelivery-Ugl che in Italia ripristinava il cottimo per i rider considerati lavoratori autonomi nel 2020 sono passati solo tre anni. Ieri è stata l’Europa a indicare la strada opposta: i lavoratori delle piattaforme saranno dipendenti. I ministri del Lavoro Ue sotto la presidenza svedese hanno raggiunto l’accordo sulle nuove regole. Tra i punti principali della posizione comune dei Ventisette vi è l’inquadramento, secondo determinati criteri, dei lavoratori della gig economy come dipendenti, e non più come autonomi. Chi lavora per Glovo, Deliveroo nella consegna dei cibi o gli autisti di Uber tramite un algoritmo sarà dipendenet delle multinazionali.

Il via libera dei ministri apre ora la strada ai negoziati con il Parlamento e la Commissione Ue per l’intesa finale.

«Attualmente – evidenzia il Consiglio in una nota -, la maggior parte dei 28 milioni di lavoratori su piattaforma dell’Ue, inclusi tassisti, lavoratori domestici e rider di consegne di cibo, sono formalmente lavoratori autonomi, tuttavia, alcuni di loro devono rispettare molte delle stesse regole e restrizioni di un lavoratore subordinato». Una circostanza, sottolineano i ministri, che «indica come loro hanno effettivamente un rapporto di lavoro e dovrebbero quindi godere dei diritti del lavoro e della protezione sociale concessi ai lavoratori ai sensi del diritto nazionale e dell’Ue».

Secondo l’orientamento generale dei Ventisette, «si presumerà che i lavoratori siano dipendenti di una piattaforma digitale – e non lavoratori autonomi – se il loro rapporto con la piattaforma soddisfa almeno tre dei sette criteri stabiliti nella direttiva». Questi criteri includono: limiti massimi sulla quantità di denaro che i lavoratori possono ricevere; restrizioni sulla loro capacità di rifiutare il lavoro; regole che ne disciplinano l’aspetto o il comportamento. «Nei casi in cui si applica la presunzione legale – viene specificato -, spetterà alla piattaforma digitale dimostrare che non esiste alcun rapporto di lavoro secondo la legislazione e la prassi nazionale». I ministri sottolineano inoltre l’importanza che «i lavoratori siano informati sull’uso di sistemi automatizzati di monitoraggio e decisionali», e che gli algoritmi siano «monitorati da personale qualificato, che gode di una protezione speciale da trattamenti avversi».

Stabilite anche le prime norme sull’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle piattaforme.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento