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Lucio e gli altri, la complessità del cantautore

Book Note I libri sull’universo musicale «popular» in Italia non si contano. Spesso però si registra una tendenza quasi ossessiva a battere sempre sugli stessi tasti, tant’è che, a fronte di ridondanze […]

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 14 ottobre 2023

I libri sull’universo musicale «popular» in Italia non si contano. Spesso però si registra una tendenza quasi ossessiva a battere sempre sugli stessi tasti, tant’è che, a fronte di ridondanze editoriali su questo o quel gruppo o solista bisogna registrare vuoti abissali. Su figure, stili, gruppi, estetiche altrettanto interessanti. Ben venga dunque l’opera di chi si prende l’onere, e raramente l’onore, di dissodare terreni ben poco avvezzi allo scavo, o anche al semplice smuovere la crosta superficiale del luogo comune. Uno di questi libri importanti che mancava l’ha scritto Piergiorgio Pardo, musicista e vocal coach, giornalista e conduttore, saggista con diverse opere all’attivo. Il libro si intitola Un gusto superiore (Crac edizioni), e il sottotitolo è un ottimo riassunto di quanto si va a esporre nelle 325 pagine: Il cantautorato progressivo italiano dal beat al bit. Dunque il primo affondo ragionato, puntuale e senza pregiudizi su una scena, quella della canzone d’autore, che dalla metà dei Sessanta in avanti (e qui non mancano le sorprese, ad esempio Ornella Vanoni: quanti si sono accorti per quest’ultima che un suo brano è la versione italiana di Claudio Rocchi di White Mountain, una canzone dei primi Genesis?), ha saputo e voluto incorporare fantasia musicale anche debordante e perizia strumentale, psichedelia e jazz, ricerca e formulaicità. Facile ricordare due o tre nomi ben noti a tutti, da Rocchi appunto a Pagani, ben più complesso ricostruire un intero mondo, arrivando all’oggi dei Baustelle o di Iosonouncane. Gran libro, penalizzato dalla mancanza di una bibliografia e di un indice dei nomi. Il Lucio Battisti già «progressivo» e sperimentale più di quanto si creda della prima fase, e soprattutto quello finale della collaborazione con Panella è ben presente nel testo di Pardo, ma diventa centrale e decisivo in Battisti, l’altro del critico musicale Andrea Podestà (Squilibri), altro libro importante. Con scrittura piena ma ben sorvegliata e godibile Podestà decritta disco dopo disco l’apparentemente ostico e chiuso universo finale dei cinque finali con Pasquale Panella. Mondi dentro mondi, perché la deflagrazione polisemica dei testi e l’irta sinteticità della musica, il cantato parlato di Battisti saturano fino all’esplosione e all’implosione la forma canzone stessa, traghettandola in un altrove da capire e gustare con nuove orecchie. Accluso un cd anche Qr Code su quattordici brani chiave.

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