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Lucia Biagi, un romanzo corale a fumetti

Lucia Biagi, un romanzo corale a fumetti

Intervista L'autrice racconta il suo graphic novel «The Cyan’s anthem», edito da Eris

Pubblicato circa un anno faEdizione del 2 settembre 2023

Dell’impianto del romanzo di ampio respiro, l’ultimo fumetto di Lucia Biagi intitolato The Cyan’s anthem, mostra molti elementi: la costruzione di un mondo regolato da precise leggi sociali; un arco narrativo che si estende durante venti anni e che permette ai protagonisti di crescere e maturare; la coralità delle voci e dei punti di vista su una medesima vicenda, motore del racconto. Al centro della storia c’è la ricerca della verità sulla morte di Yari, che ha incrinato il profondo legame e l’amicizia tra Roman, Emil, Becca, Liv, Mina, Yari; un’amicizia capace di superare la rigida divisione in gruppi sociali (blu, rossi e gialli) e che vent’anni dopo riunisce i protagonisti sotto lo stesso obiettivo di scoprire i responsabili dell’attentato in cui l’amico perse la vita. Abbiamo dialogo con l’autrice a Pisa, durante l’incontro nella rassegna Fumetti e Popcorn.

«The Cyan’s anthem» è un graphic novel piuttosto lungo, nel quale però rimani fedele agli assi tematici al centro dei tuoi precedenti libri («Punto di fuga» e «Misdirection»): qui l’interesse per le relazioni umane, analizzate nel momento del passaggio dall’adolescenza all’età adulta si inseriscono in un impianto corale e soprattutto in un racconto di genere crime. Da dove viene quest’ispirazione letteraria e come si articola nel romanzo?
Credo che la scelta di affrontare un impianto corale abbia determinato l’estensione del racconto; ogni personaggio ha un tempo di sviluppo, che in questo caso si è dilatato. La struttura narrativa riflette elementi di mio interesse; sono rimasta vicina alle mie letture e visioni, anche le più disparate per cui citerei sicuramente It di Stephen King e Il cardellino di Donna Tartt. Alcuni lettori hanno trovato somiglianze con il fim Sleepers, immagino per la crescita di un gruppo di personaggi.

Un aspetto intrigante della tua storia è che è ambientata in un mondo di fantasia seppur realistico; i protagonisti appartengono a gruppi sociali diversi e hanno colori diversi; i luoghi richiamano spazi reali, ma sono immaginari…
Ci sono tre classi sociali divise per colori-i tre primari- che individuano chi vi appartiene: i ciano, che appartengono alla classe bassa e subiscono l’oppressione e l’emarginazione dei magenta e dei gialli- middle e upper class, che hanno colonizzato il loro spazio e imposto la cultura e l’assetto urbano.
I ciano vivono segregati e l’evento in cui Yari perde la vita- la strage del mare avvenuta venti anni prima- è proprio un incendio del grande edificio dove tutti il gruppo vive, al centro del ghetto. La morte segna il passaggio dalla gioventù all’età adulta, non una scelta banale, poiché i personaggi evolvono in assenza.
Esatto; mi interessava analizzare le conseguenze del trauma, lo strappo. Sono passati vent’anni e tutti sono diventati adulti ma nessuno ha elaborato il lutto, ognuno di loro vive le conseguenze di quella perdita. Yari rimane il personaggio più misterioso, anche se è molto forte è divisivo, il perno attorno al quale la loro amicizia si consolida e conseguentemente si disgrega dopo la sua morte, che rompe tutti gli equilibri tra loro.

Strutturare la storia su due piani temporali tanto distanti ti permette di seguire lo sviluppo dei protagonisti: hai anche assegnato loro un monologo in apertura di capitolo, nel quale ognuno espone la propria versione dei fatti. Benché i personaggi evolvano, si evince una certa staticità nel contesto.
Sì, si capisce che i protagonisti sono diventati adulti, economicamente indipendenti, ma anche che sono un po’ impantanati, fermi a un’immobilità che possono abbattere solo tornando insieme. L’apparenza di modernità del mondo in cui vivono è una facciata; in fondo tutto quello che non è direttamente rappresentato in altro modo, funziona come nel mondo reale.

La corrispondenza tra universo narrativo e realtà riguarda anche il tema dell’integrazione e dell’inclusione, che nella storia viene sbandierata e quasi brandizzata, ma che è nei fatti irraggiungibile?
Il personaggio di Roman, già miglior amico di Yari, è emblematico in questo senso: da ragazzo ciano, cresciuto con gli altri nel ghetto, diventa un attore ricco e famoso. Lui sembra avercela fatta ma è sempre in balia degli eventi, non è libero di agire ed essere del tutto sé stesso.

Il suo riscatto sociale fallisce per motivi individuali o per fattori esterni?
Sono i fattori esterni, non esistono vere possibilità di ribaltamento. Gli altri ciano lo vedono come un venduto, e anche se Roman vorrebbe difendere la sua storia come esempio, è anche consapevole del fatto che non sarà lui a cambiare il mondo. Una persona sola che riesce non serve a niente; il cambiamento dovrebbe sempre riguardare un’intera comunità.

Sebbene i personaggi appartengano a gruppi sociali precisamente definiti, ognuno di loro è caratterizzato in modo molto diverso, grazie alla definizione di diverse indoli, passioni, ambienti abitativi.
Nella parte in cui i protagonisti appaiono giovani è stato più semplice: era più facile ispirarsi a conoscenti e all’interazione più fitta tra adolescenti. Poi nella loro rappresentazione adulta c’è uno studio più preciso; Becca riassume molti aspetti della mia personalità, in generale ho cercato di immaginarmi percorsi personali e esiti. Liv, l’unica gialla del gruppo, ha rifiutato l’eredità della madre ed è il personaggio più sofferente, ha rinunciato alla propria identità ma soffre molto, si punisce.

A livello di grammatica del fumetto usi una gabbia regolare, che dà al racconto un ritmo costante; la parte del testo verbale ha dialoghi molto accurati; per quanto ci siano lievi variazioni diastratiche, non c’è retorica nell’uso della lingua.
Ho cercato di usare uno slang che suonasse come linguaggio giovanile, ma ho rifuggito le didascalie che traducessero pensieri proprio per non cadere in tranelli retorici. I pensieri intimi dei personaggi sono racchiusi nelle pagine che menzionavamo e nel resto i personaggi fanno e dicono, con uno stile diretto. Volevo che il testo risultasse asciutto.

Questi cinque personaggi hanno una simbologia, o un valore preminente che ti interessava rappresentare?
Becca è la testardaggine, vive un’ossessione (la perdita del fratello); Emil, il suo compagno, rappresenta la speranza e il tentativo di cambiare la realtà. Mina, è il personaggio che mi piace meno perché quando le cose si complicano, sparisce e abbandona gli altri, come spesso facciamo nella vita reale. È quella che più visibilmente tutela sé stessa.

I colori primari sono anche tecnicamente quelli che hai usato per la realizzazione grafica del libro.
Esatto, ho disegnato a lapis, ho acquisito con lo scanner e il tratto principale-che normalmente si fa in nero- l’ho realizzato sovrapponendo il ciano e il magenta. Poi ho usato tutte le palette dei primari, una ricchezza incredibile, che mi ha permesso di differenziare anche i toni in base al tempo del racconto.

Benché l’idea dei tre colori sia in apparenza molto basica, nello sviluppo del racconto diventa una buona strategia per sviluppare i personaggi.
Io stessa mentre raccontavo mi sono sorpresa delle possibilità di questa scelta; la percezione del personaggio di Liv, gialla, cambia se accostata ai magenta o ai ciano. Cambia la temperatura, la brillantezza e questa percezione ottica si riflette in qualche modo nel carattere dei personaggi.

Anche l’ambiente urbano è ben caratterizzato. A quali spazi e luoghi esistenti ti sei ispirata?
La città è un mix di tante metropoli; Londra, gli Stati Uniti, i quartieri blu ricordano più il Sudamerica, la zona donde vive Liv, forse più l’Asia. Le mappe, che abbiamo deciso di mostrare nei risguardi del libro sono il risultato di questa mescolanza.

Perché hai scelto questo titolo «The Cyan’s Anthem»?
Significa «inno ai ciano»; da ragazzini i miei personaggi sono techno raver, quelli che oggi chiameremmo gabber. Mentre coloravo ho ascoltato molta musica e nella playlist c’era quella che è considerata la prima canzone di genere house, si chiama the House Anthem. Con la scelta del titolo ho voluto dedicare ai ciano un inno.

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