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Lucia Azzolina (Cinque Stelle): «Regionalizzazione della scuola, una proposta incostituzionale»

Lucia Azzolina (Cinque Stelle): «Regionalizzazione della scuola, una proposta incostituzionale»Lucia Azzolina (M5S)

Intervista "È un bene che il capitolo istruzione sia stato stralciato dal tavolo dell’autonomia differenziata. Manterremo questa posizione"

Pubblicato circa 5 anni faEdizione del 20 luglio 2019

Lucia Azzolina è una giovane parlamentare dei 5 Stelle, alla prima legislatura, originaria di Siracusa. Da dieci anni risiede al nord, prima a La Spezia e ora a Biella, come docente di storia e filosofia. Si occupa di istruzione nella Commissione Cultura.

Partiamo dalla scuola: al netto della «quasi crisi» che abbiamo visto nelle ultime 24 ore il tema della regionalizzazione scolastica per voi è un boccone indigeribile?
Ho appena letto i lanci di agenzia nei quali il premier Conte dichiara che il capitolo scuola è stato stralciato dal tavolo della cosiddetta «autonomia differenziata». Bene, è quello che avevamo chiesto. Il problema è che la Lega pone un tema vero con una risposta sbagliata. Esiste un problema con il reclutamento dei docenti: troppi insegnanti prendono cattedre al Nord per poi ottenere la «mobilità straordinaria» magari su posti di sostegno al Sud senza neanche avere i titoli necessari. Ma questo è stato permesso, soprattutto quest’anno, grazie al Miur governato dalla Lega. Così si intacca la didattica, la continuità e si alimenta un sentimento di diffidenza verso i docenti del Mezzogiorno. Lo ribadisco: le richieste di trasferimento quest’anno sono state «facilitate» dal Ministero di Bussetti. La «regionalizzazione scolastica» era una proposta palesemente anticostituzionale ed è un bene che Conte l’abbia levata dal tavolo.

La Lega sta alzando il tiro e non è detto che quello che oggi è uscito dalla porta domani non rientri dalla finestra…
Il M5S sulla regionalizzazione scolastica ha detto di no ed è una posizione che manterremo. Sfidiamo la Lega e il suo ministro invece a fare atti concreti per evitare il «pendolarismo» della docenza, il Miur ha – già ora – tutti gli strumenti per farlo.

Dalle sue parole si evince che il «contratto di governo» con Salvini le stia un po’ stretto.
Il governo con la Lega era il male minore per l’Italia. Se fossimo andati nuovamente al voto nel 2018 avremmo consegnato il paese non solo a loro ma anche a Meloni e Berlusconi. Noi abbiamo impedito una totale virata a destra del paese.

Avete perso 6 milioni di voti stando al governo con la Lega a tutto vantaggio di Salvini. Forse avete salvato il paese ma (quasi) ucciso il Movimento.
Noi, a differenza dei leghisti, non giochiamo sulle paure delle persone. Tutto il loro consenso si basa sul contrapporre la vita di chi scappa dal sud del mondo a chi fatica ad arrivare a fine mese in Italia. L’unica vera risposta agli italiani in difficoltà l’abbiamo data noi attraverso il reddito di cittadinanza. Loro fanno i decreti sicurezza ma quando mi sono permessa, insieme ad altri colleghi del gruppo, di avanzare un emendamento sulla «povertà educativa» per stanziare fondi per le periferie e le aree a maggior abbandono scolastico mi sono sentita rispondere che il decreto era inemendabile.

Quindi non condivide la politica dei porti chiusi di Salvini?
Io non condivido chi, quotidianamente, alimenta l’odio e la paura. Il tema di come governare i flussi migratori esiste ma non a colpi di prove muscolari che, al netto della propaganda, non risolvono i problemi visto che gli sbarchi continuano. Io presi posizione ad agosto dello scorso anno sulla nave diciotti e mi espressi per invitare Salvini a non scappare dal processo.

Lei si immagina, in questa legislatura, un’altra maggioranza magari M5S-Pd?
Quella possibilità è sfumata lo scorso anno, per colpa di Renzi. Oggi, vedendo anche il livello dello scontro che tutti i giorni registro in Parlamento, mi sembra un’ipotesi davvero improbabile.

Avete «mollato» molti temi cari: dalla riconversione dell’Ilva di Taranto alla contrarietà al Terzo Valico ligure piemontese. Cederete anche sul Tav Torino-Lione?
Il no al Tav è un tema irrinunciabile per il M5S. Non per questioni ideologiche ma perché – come evidenzia l’analisi costi/benefici – è un progetto vecchio, superato e antieconomico. Certo è che, se si dovesse passare da un voto parlamentare, gli unici a votare contro saremmo noi e qualche deputato di LeU.

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