Non è comune che il recital scelto per inaugurare una stagione cameristica – quella dell’Accademia di Santa Cecilia, nel caso specifico – privilegi, nei contenuti, la dimensione monografica. Più spesso, infatti, si preferisce puntare sulla varietà e sul virtuosismo, nel tentativo di ingraziarsi un pubblico trasversale e non per forza militante. Un concerto pianistico interamente dedicato a Schumann, costringe a riflettere e a tenere alta l’attenzione per i novanta minuti della sua durata, ponendosi felicemente in controtendenza. È una linea culturale, questa, che caratterizzerà gran parte del cartellone ‘19/’20 di Santa Cecilia: Bach, Haydn e soprattutto Beethoven saranno al centro...