Lavoro

Luca, 19 anni, morto schiacciato nel tornio davanti al padre

Luca, 19 anni, morto schiacciato nel tornio davanti al padreL'intervento dei Carabinieri nella ditta di Rovato (Brescia)

A Rovato (Brescia) I carabinieri: nessuna responsabilità del papà, titolare dell'azienda, è stata una tragica fatalità

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 19 gennaio 2018

Morto a diciannove anni, perché il suo maglione si è impigliato in un tornio. Il tutto davanti agli occhi del padre, titolare dell’azienda. Che ha provato in tutti i modi a soccorrerlo, tamponando in ogni modo il sangue che zampillava e accudendolo fino all’arrivo dell’elicottero che ha tentato inutilmente di salvare il ragazzo trasportandolo all’ospedale.

Luca Lecci è spirato all’alba di ieri agli Spedali Civili di Brescia dove era arrivato dalla vicina Rovato.

La storia allunga la due giorni maledetta dei morti sul lavoro in Lombardia. E ha gettato nello sconforto l’intera provincia di Brescia.

Il tragico incidente è avvenuto nel pomeriggio di mercoledì. Luca, 19enne assunto con regolare contratto nella azienda del padre – la Elettronica Lg, classica piccola impresa della zona con meno di 10 operai specializzata in riparazioni di macchine industriali – sta lavorando al tornio.

Sulla dinamica i carabinieri intervenuti non hanno dubbi: il giovane, che stava operando lavori di fresatura, e’ rimasto impigliato con una manica del maglione nel tornio che lo ha trascinato fino a schiacciarlo. «La procura ha già accertato che non c’è nessuna responsabilità da parte del padre», spiega il comandante dei carabinieri della compagnia di Chiari, intervenuti per primi sul posto.
Nelle prime ore dopo l’incidente si erano sparse voci di mal funzionamento del tornio: ci si chiedeva perché non si fosse bloccato immediatamente. In realtà i carabinieri inizialmente hanno posto sotto sequestro il tornio per capire perché non si fosse bloccato, visto che nell’ingranaggio non è finito un pezzo di lavorazione.

Dopo l’intervento dei vigili del fuoco, sono arrivati anche i tecnici dell’ufficio Igiene dell’Ats (Agenzia di tutela della salute) che hanno fatto un sopralluogo per approfondire la dinamica e valutare se ci sono state eventualmente anomalie per quanto riguarda il rispetto del protocollo di sicurezza. La relazione – a quanto si apprende – avrebbe confermato il funzionamento regolare del macchinario.

Il padre di Luca, Fontano Lecci, titolare della Elettronica Lg, è ancora sotto choc. Mentre lui aiutava il figlio, altri lavoratori hanno chiamato immediatamente il 118. A bordo di un’eliambulanza, arrivata poco dopo, il 19enne è stato portato in ospedale in gravissime condizioni.
Sotto choc anche gli altri dipendenti presenti nel capannone di Rovato che la Elettrotecnica Lg (fondata in Val Trompia negli anni ‘80 e spostatasi poi in Franciacorta) condivide con un’altra azienda, la Elettromeccanica Frati.

Luca Lecci era residente a Villa Carcina con la famiglia. «Era un gran lavoratore, aiutava il padre e poi amava anche fare lavori di giardinaggio», raccontano in paese dove saranno celebrati i funerali dopo il nullaosta della Procura.

Solo lunedì sempre nel Bresciano si era verificato un altro grave incidente sul lavoro con un operaio 59enne di un’azienda di Calvisano investito da una colata e rimasto ustionato sul 70 per cento del corpo.
«Dopo l’ennesima morte sul lavoro abbiamo chiesto di ampliare le ore di sciopero nelle aziende della zona di Rovato», ha detto il segretario della Fiom di Brescia Francesco Bertoli. «I datori di lavoro devono mettere più risorse, più forza lavoro e fare più formazione, ma anche noi come sindacato non possiamo sottrarci e migliorare nel rapporto con i lavoratori».

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