Visioni

«Love, Death & Robots», alla ricerca di nuove frontiere

«Love, Death & Robots», alla ricerca di nuove frontiere

Streaming Su Netflix la serie di animazione antologica creata da Tim Miller e David Fincher

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 29 marzo 2019

Dall’estetica in soggettiva dei videogiochi alle reminiscenze di Solaris la nuova serie d’animazione antologica di Netflix – Love, Death & Robots – creata da David Fincher e Tim Miller è un caleidoscopio di variazioni e sperimentazioni sul genere fantascientifico, horror e fantasy a partire dalle stesse tecniche con cui viene portata sullo schermo: dalla computer grafica iperrealista propria dei videogiochi all’animazione «tradizionale». Ad accomunare ogni episodio – della durata massima di 16 minuti – sono solo le tre tematiche dichiarate dal titolo: amore, morte e robot – e molti mostri.

PROGETTO dalla lunghissima gestazione, Love, Death & Robots nasce dal «sogno» irrealizzato di Fincher e Miller di fare un remake del film d’animazione Heavy Metal del 1981, dal quale la serie Netflix riprende l’impostazione antologica e i vari setting fantastici, ironici e spesso ultraviolenti. È il caso dell’episodio che chiude la serie, La guerra segreta, ambientato fra i soldati dell’Armata Rossa nella foresta siberiana durante l’assedio di Leningrado – il nemico però non sono i nazisti, o meglio sono una loro variante ancora più mostruosa: delle crudeli e potentissime creature evocate dalle profondità della terra.

I nazisti «ritornano» in chiave comica anche in Storie alternative: una simulazione del futuro del mondo se Hitler fosse stato ucciso, a partire da sei diverse morti assurde del futuro dittatore in giovane età. E c’è anche la commedia post-apocalittica di Tre robot, la storia di tre amici robotici che visitano le rovine di una città su una terra dove l’umanità si è ormai estinta da moltissimo tempo, annichilita dalla catastrofe ecologica. Il tema di fondo ecologista ricorre in più di un episodio, ad esempio nel racconto steampunk Buona caccia.

COSÌ COME Heavy Metal traeva ispirazione dall’omonima rivista, quasi tutti gli episodi della serie di Fincher e Miller sono tratti da racconti di diversi autori di science-fiction in un incrocio fra letteratura, piccolo e grande schermo. I riferimenti più o meno velati al cinema infatti abbondano, e sono a volte espliciti omaggi come nel caso dell’astronauta di Dare una mano persa nello spazio come la Sandra Bullock di Gravity o degli spettri del passato di Solaris che «tornano» in Oltre Aquila.
Non tutti gli episodi sono allo stesso livello, e la confezione «futuristica» della serie si accompagna a temi e motivi che la fantascienza ha già esplorato in ogni possibile declinazione. Ma la qualità di Love, Death & Robots risiede nel viaggio d’insieme, nell’esperienza caleidoscopica della ricerca stessa di nuove frontiere.

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