L’Osservatorio Balcani e Caucaso non deve chiudere
Si è aperta la settimana scorsa a Rovereto, Trentino, una vertenza sindacale sul futuro di Osservatorio Balcani e Caucaso (Obc), uno tra i principali portali europei di approfondimento sul sud-est […]
Si è aperta la settimana scorsa a Rovereto, Trentino, una vertenza sindacale sul futuro di Osservatorio Balcani e Caucaso (Obc), uno tra i principali portali europei di approfondimento sul sud-est […]
Si è aperta la settimana scorsa a Rovereto, Trentino, una vertenza sindacale sul futuro di Osservatorio Balcani e Caucaso (Obc), uno tra i principali portali europei di approfondimento sul sud-est Europa.
Gli esuberi proposti dal datore di lavoro, la Fondazione Opera Campana dei Caduti, sono un terzo del personale, proporzione che mette a repentaglio il respiro dell’intero progetto per come si è costruito in quasi 15 anni di attività.
«Obc è l’animatore di un’ampia comunità centinaia di migliaia di persone che hanno a cuore il progetto europeo, i diritti di cittadinanza e il pluralismo. E che ha fatto della conoscenza uno strumento per la costruzione di un’Europa aperta e democratica», ha dichiarato la direttrice di Obc Luisa Chiodi «Obc stava per iniziare il suo sesto progetto europeo e ora rischia di non poter più dare il suo contributo, locale, nazionale e internazionale. Chiediamo alla politica trentina di non smettere di investire sulla qualità, di non rinunciare ad un’eccellenza del territorio e di riconsiderare la strada intrapresa».
È infatti la Provincia autonoma di Trento, in questi anni, ad essere stata la principale finanziatrice dell’iniziativa, fondi che negli ultimi anni sono stati progressivamente ridotti. Per questo in un comunicato stampa congiunto le rappresentanze sindacali – Cgil, Uil e Fnsi – hanno richiesto un incontro urgente al Presidente della Provincia Autonoma di Trento Ugo Rossi, perché si apra un tavolo di trattativa che possa congelare i preannunciati licenziamenti e trovare una soluzione strutturale ed organica all’Osservatorio Balcani e Caucaso di Rovereto.
Intanto il web si è mobilitato: in pochi giorni in migliaia hanno sottoscritto un appello a favore di Obc. Si va da semplici lettori a diplomatici; da personale di 100 università sparse per il globo, ad insegnanti, attivisti, rappresentanti di associazioni dell’intero territorio nazionale.
E poi giornalisti di oltre 70 testate tra cui Independent, Economist, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Bbc e molte principali testate del sud-est Europa.
«È un’onda in piena, che non si arresta. Per noi è rincuorante il caldo sostegno che stiamo ottenendo in questi giorni perché è testimonianza della qualità del lavoro fatto in questi anni», sottolinea Luka Zanoni, direttore di testata.
Per la ’community’ di Facebook, «Obc è un centro che da tempo svolge un lavoro di ricerca e di divulgazione d’eccellenza», «una voce indispensabile sulle regioni seguite nel buio dell’informazione italiana», «un progetto libero, autonomo e che fa vera informazione in un periodo storico dove i conflitti si evitano solo col sapere».
Anche su Twitter centinaia i messaggi di solidarietà: «@BalcaniCaucaso è uno dei motivi per cui tanti ammirano @ProvinciaTrento @UgoGma Non tagliatelo!» è il commento di Simonetta Di Zanutto, mentre Livia Liberatore invita a sottoscrivere e si chiede «Non so come potrei stare senza uno dei migliori siti su #Balcani e #Caucaso». Lapidario il commento di Matteo_T.: «La chiusura di @BalcaniCaucaso sarebbe una gravissima perdita per tutta la comunità».
Infine un accorato invito è arrivato anche dalla rivista on-line East Journal: «Quando una voce viene messa a tacere, fosse anche per legittime scelte politiche o economiche, è sempre un cattivo segno. È il segno che le istituzioni non credono nell’informazione di qualità, non credono che l’informazione possa offrire un servizio ai cittadini concorrendo alla crescita democratica del paese».
- Per sottoscrivere l’appello a sostegno di OBC: http://www.balcanicaucaso.org/Appello-a-sostegno-di-OBC
- (il manifesto naturalmente sostiene le attività di Obc e unisce convintamente la propria voce a quella dei giornalisti dell’Osservatorio e delle altre testate internazionali)
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