ExtraTerrestre

L’orto invisibile di Galante e Guerri

Se esiste un imprevisto appagante ed galvanizzante è scoprire una chicca autoprodotta in libreria. Alla Libreria della Natura di Milano mi sono imbattuto nelle misteriose edizioni Butes. Sono un esperimento […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 9 agosto 2018

Se esiste un imprevisto appagante ed galvanizzante è scoprire una chicca autoprodotta in libreria. Alla Libreria della Natura di Milano mi sono imbattuto nelle misteriose edizioni Butes. Sono un esperimento di Gianluca Galante, artista per davvero concettuale, fautore del già apprezzato Il Calidrino, «piccolo dizionario degli insulti, delle emergenze e delle moderne maraviglie della meccanica», distesa di neologismi e neoradicalismi. Da poco è uscito Orto invisi(bile), testi del Galante e disegni superbi di Federico Guerri, ma superbe sono anche le invenzioni, poiché questa selezione di nove tavole offre altrettanti micro mondi fantasiosi, piante immaginate con gusto e divertimento.

Potremmo imbatterci nell’Egotropa delusa, la quale «sviluppa in giovane età un largo fusto la cui sezione si assottiglia sempre più in un cordo penzulo e poco convinto che, atterrato dalla gravità, s’intana nuovamente al suolo». La pianta pare un imbuto, un cappellaccio da mago, con la punta che saetta terminando in uno sbuffo di foglie ed una radice aerea. Oppure, potremmo scavare a fondo e disseppellire, ahinoi uccidendola, un’Uterina perpetua, «formata una corteccia spessa e globulare, vi concresce in cicli di morte e rigenerazione nutrendosi di rametti, ghiande e piccole foglie che marciscono al suo interno. Sotterranea, attira insetti e piccoli roditori favorendone l’accoppiamento». A me pare un cuore sbilenco, destinato a battere nel buio delle talpe. E magari l’avete già vista ma non conoscendone l’esistenza potreste averla scambiata per altro: trattavasi di Nefelia maga, la quale «affiora in corti ceppi conoidali aprentisi, secondo la stagione, in ampi globi nubiformi: scambiati più spesso per funghi di grandi dimensioni, se ingeriti, provocano forti preoccupazioni prive di fondamento». Uno zucchero filato in piedi su una specie di zampa di gallina. Onyria dendritica, Logifera colonica, Trigemina drellocchia o Graziella tirativa, Fustella cardiaca, le mie preferite Arlecchina funesta e Impotabile nimmistica: questo è lavoro sulla lingua, altro che premi Strega, altro che poeti incomprensibili e saccenti!

Chi fosse interessato può visionare opere e opzioni di acquisto al sito www.butes.it; a mio parere, se amate la natura, il paesaggio, le piante, gli erbari, o quella curiosa ed inattesa branca della fantasia che è il naturalismo surreale è un peccato non averne. Anche il logo di Butes è un’opera d’arte, un ex libris a cura dell’artista Clara De Lorenzi: un uomo che si tuffa nei flutti.

Aggiungo una nota finale dedicata alla pratica dell’autoproduzione: da sempre essa ha accompagnato la creatività artistica, basti pensare, al caso di William Blake, che in qualità di incisore, pittore e poeta, si autoprodusse per tutta la vita. Ma nondimeno egual sorte hanno avuto musicisti, compositori, registi teatrali e cinematografici, inventori, esploratori, artigiani, scultori. Attualmente viene spesso criticata, come una forma di mancanza di sostegno da parte di editori o realtà maggiori, ma la creatività, come la vita, non può che seguire tutti i sentieri possibili e la libertà è un sentiero maestro.

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