L’oro nero, uno specchio dove ritrovare la politica
Scaffale Il romanzo di Piero Malenotti «Per l’ultima goccia». In Marocco, un ingegnere riflette sulle conseguenze del suo lavoro, per Sensibili alle foglie
Scaffale Il romanzo di Piero Malenotti «Per l’ultima goccia». In Marocco, un ingegnere riflette sulle conseguenze del suo lavoro, per Sensibili alle foglie
Ci vuole un notevole coraggio per scrivere oggi un romanzo apertamente politico, genere un tempo florido e oggi scansato quasi con disprezzo. Piero Malenotti, giornalista e militante ecologista appassionato, con alle spalle decenni di esperienza tanto nei movimenti quanto nelle istituzioni, ha scelto di correre il rischio e vinto una scommessa difficile proprio perché possiede come pochi gli strumenti necessari per affrontare senza alcuna superficialità la catastrofe dei sovvertimenti ambientali e climatici.
HA UN OBIETTIVO politico preciso, ma lo persegue con una narrazione coinvolgente, non con un saggio travestito. Per l’ultima goccia (Sensibili alle foglie, pp. 254, euro 18) parla di trivellazioni: la caccia frenetica alle ultime riserve di oro nero sepolte in fondo al mare. Descrive però una realtà molto più vasta e complessiva: quella di un nuovo colonialismo «più subdolo e più perverso di quello del secolo scorso e che non lascia via di scampo».
LA VICENDA è ambientata in un Marocco che l’autore già conosceva bene ma nel quale si è trasferito per mesi, mentre scriveva il suo libro, proprio per riportare con la meticolosa precisione che lo distingue i dettagli di una cultura e di uno stile di vita destinati a essere spazzati via dalle decisioni di manager che vivono a migliaia di chilometri di distanza. Travolgono le vite di intere popolazioni senza quasi accorgersene, certo senza interessarsene. Il villaggio di pescatori in cui il romanzo è ambientato, El Amal (in arabo la Speranza), in realtà non esiste: è il concentrato di tutto quel che Malenotti ha visto e conosciuto nel suo soggiorno in Marocco.
Il protagonista, Valerio, è un ingegnere minerario specializzato appunto nelle estrazioni di petrolio dalle viscere della terra o dai fondali marini. È uno dei funzionari della nuova colonizzazione ma non lo sa o non vuole saperlo. Fa il suo lavoro a regola d’arte, cercando di minimizzare i danni sull’ambiente e sulla popolazione. Però è anche uno dei tanti che evitano di farsi troppe domande sulle conseguenze della loro prestazione anche se la realtà martella per aprirgli a forza gli occhi.
Quando arriva in Marocco l’ingegnere è reduce da una «missione» in Nigeria in cui la protesta è degenerata in assedio a fucilate. Ma qui tutto si presenta in vesti opposte, in apparenza senza impatto sull’ambiente o danni per chi vive sulla costa. Solo che non è affatto così. La realtà emerge poco a poco e costringe Valerio a una scelta che implica una scelta di vita perché in questa sfida non c’è spazio per la neutralità.
Malenotti è preciso e dettagliato anche nell’illustrare le dinamiche della costruzione della struttura destinata a bucare il fondale marino. Ogni capitolo si apre con l’illustrazione dell’avanzamento dei lavori, descritto con voluta freddezza, con lo stesso sguardo orgoglioso e tecnocrate di chi la costruisce. Poi però Valerio si immerge nella realtà della vita nel villaggio che sta per essere sconvolta.
LA SUA È LA STORIA di una presa di coscienza ed è questo che rende il libro di Malenotti un romanzo e non solo un saggio o un volantino. Il processo che porterà Valerio a passare dall’altra parte della barricata inizia molto prima della scoperta dell’inganno della multinazionale di turno ai danni dei pescatori di El Amal. Passa per il confronto inevitabile tra il modo di vivere in cui Valerio si trova immerso e quello del mondo da cui proviene. Matura nelle relazioni amicali e sentimentali che stringe con gli abitanti. Anche la vicenda amorosa in cui finisce coinvolto è soprattutto una trivella che permette all’ingegnere europeo di comprendere, anche negli aspetti più distanti dalla sua mentalità e più difficilmente accettabili, un diverso rapporto tra individuo, famiglia e comunità.
Il secolo scorso, quello delle grandi e totalizzanti passioni politiche, aveva prodotto molti libri e alcuni capolavori scritti non solo per raccontare e raccontarsi ma per denunciare e convincere. La banalizzazione che ha finito per permeare in occidente tutto ciò che sa di politica ha reso quell’approccio desueto e spopolato. Leggendo Per l’ultima goccia ci si chiede per forza se non sarebbe invece il caso di iniziare a ripopolarlo.
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