Politica

L’orgoglio dei fratelli d’Italia: «Meloni? È come un soufflé»

Folla ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia a Castel San’Angelo foto LaPresseFolla ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia a Castel San’Angelo – LaPresse

La kermesse Il sabato del patriota ad Atreju, tra selfie e abbracci nasce una nuova classe dirigente. Spalletti confuso con Minniti. E lo chef Vissani si presenta in sciarpa rossa

Pubblicato 10 mesi faEdizione del 17 dicembre 2023

L’autobus è incartato dalla pubblicità della mostra su Berlinguer all’ex mattatoio. Un buon auspicio di per sé, anche se poi la distanza con Atreju resta tanta: per arrivare ai giardini di Castel Sant’Angelo bisogna comunque fare per forza un po’ di strada a piedi e così, segno del destino, arrivando da via della Conciliazione l’ingresso si trova in fondo a destra. I fratelli d’Italia accorsi a Roma sono parecchi già dalla prima mattina, e se le signore si fanno notare per le borse griffate «Rive Gauche», gli esemplari maschili esibiscono per lo più un look d’ordinanza ormai standardizzato: trench blu cina, ciuffo all’indietro, barba curatissima e occhiali a goccia. I più giovani sono in felpe col cappuccio blu estoril e hanno le facce pulite di chi non sa di avere un passato. In sottofondo risuona straniante De Gregori: «Sempre e per sempre dalla stessa parte mi troverai». È il sabato del patriota.

NON BISOGNA perdersi dietro alle apparenze. I modi dei convitati sono quelli un po’ impacciati di una classe dirigente troppo nuova per indossare il potere con classe, ma tra le numerose bancarelle e la pista di pattinaggio sul ghiaccio il clima appare decisamente festoso, tra sorrisi e selfie davanti ai pannelli con scritto «Bentornato orgoglio italiano». Nel pomeriggio è previsto un incontro tra amministratori locali e ciascuno si è portato appresso la propria claque. Gli accenti si mischiano e i vecchi amici si incontrano. Le strade del giardino sono state ribattezzate: via Giorgio Perlasca, via Giovannino Guareschi, via Giuseppe Prezzolini. Qua e là sono stati piazzati cartelloni giganti a spiegare i motivi di tanto italianissimo orgoglio: le eccellenze tricolori nel mondo, ad esempio, ma anche una lunga spiegazione della questione di Trieste.

Ci avviciniamo allo stand di Gioventù Nazionale e vediamo magliette con citazioni di Paolo Borsellino. Poco più avanti distribuiscono un numero cartaceo della Voce del patriota. In copertina giganteggia un mezzobusto parecchio effettato di Giorgia Meloni. Chiediamo se per caso hanno Patria Indipendente, i ragazzi si guardano perplessi tra loro, uno rovista negli scatoloni e annuncia che purtroppo è terminato. Fatto curioso, trattandosi dell’antico periodico dell’Anpi. Spunta Luciano Spalletti. Intorno a lui una gran folla di fotografi, cronisti e gli immancabili figuri in trench blu cina. E Enrico Lucci che gli chiede se sia di destra o di sinistra. Il ct della Nazionale ci mette qualche secondo a capire che non può non rispondere, quindi abbraccia l’inviato di Striscia la notizia e replica come il più navigato dei democristiani: «Io quello che ho detto lo ripeto tutto e sempre, perché so quello che dico». Qualche ora dopo il suo incontro (a tema «Impegno, coraggio, sacrificio») c’è chi giura che il mister stia concedendo un bis e stia discutendo di immigrazione con Piantedosi, ma in realtà si tratta di Marco Minniti, un habitué da queste parti.

NEL MEZZO c’è anche Elon Musk intervistato da Maurizio Porro, ma la sala è strapiena e gli interessati sono costretti a seguire l’incontro dai maxischermi. Spicca l’ingombrante figura di Gianfranco Vissani, in sciarpa e scarpe rosse. Dice che per Meloni non cucinerebbe un risotto come fece con D’Alema ma un bel soufflé, perché lei «cresce fuori piano. È una valanga, quando sta in cima scoppia». All’ora di pranzo negli stand ci si dà da fare: 6 euro le lasagne al ragù, 4 euro la cicoria (ripassata e servita come contorno, il caffè per fortuna non è quello autarchico). Prezzi popolari, ma l’aver esternalizzato il food & beverage segna un punto a favore delle Feste dell’Unità, che sulle cucine autogestite dai militanti hanno costruito la loro mitologia. Ma in fondo, qui tra i fratelli d’Italia, siamo in presenza di una nuova specie di attivisti, poco o nulla ideologici, concentrati nel cercare di apparire presentabili, perché il potere logora chi non ce l’ha e da queste parti vorrebbero tenerselo stretto, finché ce n’è.

E SE NON bisogna fidarsi delle apparenze, non si può nemmeno fingere che non esista il rasoio di Occam: quando sentiamo rumore di zoccoli, dobbiamo pensare ai cavalli e non agli unicorni. Quindi quando vediamo due che si danno la mano stringendosi l’avambraccio non dobbiamo necessariamente pensare male. Anche se forse è così che ci si azzecca.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento