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L’opposizione è unita ma non basta, in Giappone vince la stabilità di Kishida

L’opposizione è unita ma non basta, in Giappone vince la stabilità di KishidaIl premier giapponese Fumio Kishida acclamato in parlamento dopo il risultato elettorale – Yomiuri Shimbun/Ap

Le elezioni di domenica L’alleanza tra Cdp e comunisti non convince l'elettorato, le urne consegnano la maggioranza assoluta ai liberaldemocratici del premier, che si assicurano un quarto mandato in coalizione con il partito buddista Komeito

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 2 novembre 2021

Scampato pericolo per il primo ministro giapponese e leader del Partito liberaldemocratico (Ldp) Fumio Kishida: alle elezioni generali che si sono tenute domenica il partito conservatore, che in un mese ha visto il passaggio di consegne dalle mani dell’ex premier Yoshihide Suga a quelle dell’ex ministro degli Esteri Kishida, si è assicurato la maggioranza di 465 seggi della Camera per un quarto mandato consecutivo insieme al suo partner di coalizione, il partito buddista Komeito, passato dai 29 seggi del 2017 a 32, portando a 293 il totale dei seggi tra le due formazioni. Pesa la forza del Nippon Ishin che, dopo essersi affermato come terzo partito alla Camera, non vuole formare un’alleanza con l’Ldp.

Sebbene l’Ldp abbia perso una dozzina di seggi rispetto alla sua forza pre-elettorale, la maggioranza assoluta e stabile uscita bdalle urne gli consentirà di guidare tutte le commissioni permanenti della Camera bassa.

L’APPUNTAMENTO ELETTORALE non è stato dei più semplici per i liberaldemocratici. La coalizione di governo ha infatti dovuto competere contro l’opposizione che, dopo anni di divisioni interne, è riuscita a presentarsi unita. Durante la breve campagna elettorale, il Partito costituzionale democratico (Cdp) e il Partito comunista hanno puntato sulla risposta lenta e sbagliata del governo in merito alla pandemia e sul mix di politiche economiche ereditate dall’ex premier Shinzo Abe, l’Abenomics, che hanno ampliato le disparità di reddito.

La bassa affluenza alle urne è comunque un segnale non può ignorare: l’elezione di domenica dimostra quanto i giapponesi siano desiderosi di vedere azioni concrete da parte del governo per far uscire il paese dalla stagnazione economica e dalla crisi pandemica.

Il premier Kishida, convinto che gli elettori abbiano optato per la stabilità rispetto alle promesse di cambiamento dell’opposizione, guarda già alla ripresa del paese: entro metà novembre introdurrà un piano di sostegno all’economia, con misure che riguardano, prima di tutto, le attività commerciali colpite dalla pandemia e la popolazione con basso reddito.

L’OBIETTIVO PER KISHIDA è aiutare le persone in difficoltà «riscrivendo il futuro del paese». E per farlo, l’ex ministro degli Esteri vuole approvare entro l’anno un budget extra, in cui far rientrare anche l’aumento per le spese militari, dall’1 al 2% del Pil. Ma quest’ultimo punto è ancora in discussione: Kishida vuole perfezionare le capacità antimissilistiche per rispondere alla minaccia nordcoreana e contenere l’assertività cinese.

L’agenda parlamentare si presenta già ricca di impegni. Il 10 novembre sessione speciale per confermare Kishida e la sua squadra. Un volto che non sarà nel nuovo governo è quello del ministro degli Esteri Toshimitsu Motegi, nominato segretario generale dell’Ldp in sostituzione di Akira Amari, sconfitto nel distretto di Kanagawa. Il favorito per gli Esteri sembra essere l’ex ministro dell’Istruzione Yoshimasa Hayashi.

Ma questi sono giochi di partito, che poco interessano ai cittadini. Kishida ora deve riconquistare la fiducia dei giapponesi e consolidare le promesse fatte in campagna elettorale.

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