L’Onu: «Calderoli choc»
Razzismo Nazioni unite contro il senatore leghista per gli insuti a Kyenge
Razzismo Nazioni unite contro il senatore leghista per gli insuti a Kyenge
«Parole assolutamente scioccanti». Così l’Onu ha definito gli insulti di Roberto Calderoli al ministro Cécile Kyenge, riportando sulla ribalta internazionale l’increscioso episodio di razzismo di cui, nei giorni scorsi, si è reso protagonista il vicepresidente del Senato. L’ennesima censura alle offese di Calderoli è arrivata da un portavoce dell’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni unite, Rupert Colville, che oltre a richiamare l’attenzione sulla gravità dell’episodio in sé, ha voluto rimarcare l’assurdità del fatto che l’autore delle frasi ingiuriose fosse un rappresentante delle istituzioni: si tratta di «un insulto ancora più scioccante se a formularlo è una persona che è stata ministro del governo in passato e che riveste un ruolo importante», ha aggiunto.
Nonostante le dure critiche, Colville ha voluto rilevare la positività del «grande dibattito» che ha scatenato in Italia l’accesso razzista di Calderoli e ha definito «incoraggianti» i messaggi di solidarietà arrivati da più parti nei confronti del ministro per l’Integrazione e le condanne piovute (quasi) unanimamente sul senatore del Carroccio. La reprimenda dell’Onu non è tuttavia bastata ad un completo ravvedimento dei leghisti. Maroni, intervenuto ancora una volta in difesa del compagno di partito, ha cercato di minimizzare, ribaltando i ruoli e cucendosi addosso i panni della vittima: «Non è l’Onu. Lo sappiamo chi è, sono quelli che continuavano a criticare il sottoscritto per la lotta all’immigrazione clandestina. Per noi il caso è chiuso», ha troncato il governatore della Lombardia.
Non è esattamente così, invece: dal Financial Time arriva un esplicito invito ad una purga antirazzista in seno al governo: «L’Italia deve cacciare i suoi politici razzisti» si legge come titolo ad un commento apparso sul quotidiano economico.
Kyenge, come al solito, prova a stemperare le polemiche, dando prova di un buon senso evidentemente mal ripartito tra gli esponenti del governo: «quello con Calderoli – ha dichiarato ieri il ministro – «non è stato un caso personale. Questa vicenda va oltre Calderoli. Bisogna capire – ha spiegato Kyenge – che ruolo ha la comunicazione per una persona che vive all’interno delle istituzioni.
Le parole hanno un peso – ha ribadito il ministro – e anche quando si esce dal ruolo istituzionale credo sia possibile mantenere lo stesso comportamento. Questo è il punto – ha proseguito. Noi siamo responsabili sia dentro che fuori dalle istituzioni, almeno per tutto il periodo che rivestiamo una carica di rappresentanza, e probabilmente l’Onu si è richiamato a questo». Parole sacrosante che colpiscono nel centro di questa triste vicenda. «Le parole sono importanti» diceva Nanni Moretti in un suo famoso film. Se le pronuncia un rappresentente dello stato lo sono mille volte di più.
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