Lontano dalla comfort zone
Jazz Track David Graeber e David Wengrow scrivono nel loro saggio L’alba di tutto. Una nuova storia dell’umanità (Rizzoli) che tra le fondamentali forme di libertà, se non addirittura primarie, c’è la […]
Jazz Track David Graeber e David Wengrow scrivono nel loro saggio L’alba di tutto. Una nuova storia dell’umanità (Rizzoli) che tra le fondamentali forme di libertà, se non addirittura primarie, c’è la […]
David Graeber e David Wengrow scrivono nel loro saggio L’alba di tutto. Una nuova storia dell’umanità (Rizzoli) che tra le fondamentali forme di libertà, se non addirittura primarie, c’è la libertà di circolare. Impossibile non pensare alle carovane dei migranti che risalgono il centroamerica per passare negli Stati Uniti ascoltando Panamà 77 (International Anthem) del percussionista Daniel Villareal. Il musicista panamense ha confezionato uno stimolante campionario di latinismi, funk, jazz, folk radicale. Con lui musicisti dell’area di Chicago e Los Angeles tra i quali il più noto è il chitarrista Jeff Parker, già con i Tortoise, che qui dona una atmosfera psichedelica e note seducenti a conferma del suo ottimo momento. L’etichetta chicagoana è oggi il luogo migliore dove trovare musiche fuori dalla comfort zone del jazz salottiero e conservatore, un vero e proprio laboratorio di incontri e sperimentazioni nel segno di una precisa identità culturale e politica. La musica di questo disco scorre leggera come acqua di torrente e se in qualche caso sembra un poco evanescente la cosa non deve stupire perché questa estetica non rifiuta la semplicità anzi la ingloba e la rilancia in territori che sono al tempo stesso familiari e alieni. Si ascolti la cumbia elettrica di Uncanny oppure il valzer da sagra paesana Patria. Scorrendo i brani incontriamo suggestioni molto ampie provenienti dalle musiche della diaspora africana e un uso massiccio di synth e strumenti elettrici insieme a violini, sax e percussioni etniche. Dopo avere traguardato gli ottantuno anni non sembra aver voglia di smettere di ricercare il pianista Franco D’Andrea. Uno che di viaggi musicali se ne intende avendo esplorato nella sua carriera ambiti del jazz tra i più disparati. Approda adesso all’incontro con DJ Rocca con il triplo Franco D’Andrea meets DJ Rocca (Parco della Musica Records). L’universo del pianista meranese messo a contatto con l’elettronica mantiene inalterata la sua originalità e profondità. Rocca è abile a interagire con il flusso fatto di chiaroscuri, astrazioni, iterazioni e cambi repentini di direzione. Incontro riuscito e fecondo. Va doverosamente dato atto al Parco della Musica del merito di documentare puntualmente da qualche anno la musica di uno dei grandi del jazz italiano, consentendogli di continuare felicemente a sperimentare.
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