Netflix lo ha lanciato come il «nuovo» Making a Murderer, per capitalizzare sul successo della serie documentaria in dieci episodi di Moira Demos e Laura Ricciardi.
The Keepers di Ryan White, disponibile anche in Italia sulla piattaforma streaming, è infatti anch’esso un lungo documentario a puntate (sette) che si occupa di un caso di cronaca, stavolta però un cold case: l’omicidio nel 1969 , a Baltimora, della suora Cathy Cesnik.

Il cadavere fu ritrovato due mesi dopo la sua scomparsa gettato in un campo fuori città, con il cranio sfondato. A oggi, il caso rimane ufficialmente irrisolto, ma nel corso degli anni è diventato l’ossessione di due giornalisti e soprattutto di una coppia di amiche, che tra gli anni ’60 e ’70 avevano frequentato il liceo dove «sister Cathy» insegnava letteratura inglese e che hanno dedicato gli anni della loro pensione alla risoluzione del suo omicidio: Gemma Hoskins e Abbie Schaub.

E anche qui, come in Making a Murderer, il caso poliziesco/giudiziario non è che l’ingranaggio che mette in moto lo svelamento di un sistema che stritola gli individui, un «potentato» che attua una cospirazione per preservare se stesso e continuare ad agire indisturbato.
L’omicidio di suor Cathy Cesnik non è infatti, scopriamo, che la punta di un iceberg: la donna era infatti venuta a conoscenza dei sistematici abusi sessuali perpetrati nei confronti delle studentesse adolescenti del rinomato Istituto cattolico cittadino, l’ Archbishop Keough school, in particolare dallo psicologo scolastico: padre Joseph Maskell, ormai deceduto.

Attraverso le testimonianze delle ex allieve di quella scuola, The Keepers traccia così un quadro aberrante di sopraffazioni sistematiche, di famiglie disfunzionali e uomini di chiesa predatori in combutta con le forze di polizia, di una cittadina sconvolta dall’omicidio di una giovane suora in cui appena sotto la superficie si consuma in realtà ogni genere di abominio.

Per quanto però la storia raccontata sia avvincente – ogni episodio si conclude preannunciando un nuovo «colpo di scena» – la narrazione procede con pesantezza.
Qui non c’è un processo su cui appoggiare il racconto, e la stessa detection si è conclusa prima dell’arrivo di Ryan White a raccogliere le fila del discorso, per cui The Keepers deve costantemente fare affidamento sulle spesso estenuanti testimonianze delle «talking heads» e su poco convincenti ricostruzioni di fiction degli eventi.