Politica

L’ombra della ’ndrangheta sul voto della Valle d’Aosta

L’ombra della ’ndrangheta  sul voto della Valle d’AostaAugusto Rollandin

Tra i candidati anche un «impresentabile» L’ex presidente dimesso dopo un avviso di garanzia per voto di scambio

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 19 settembre 2020

L’associazione tra Valle d’Aosta e ‘ndrangheta non deve più stupire. Non si tratta di una piccola oasi felice aliena a fenomeni criminali che interessano una fetta importante del territorio italiano: la ‘ndrangheta nella regione montuosa alle pendici del Monte Bianco c’è e si è infiltrata nei palazzi della politica. Tanto che il suo spettro agita, e non poco, le prossime elezioni regionali, a meno di due anni e mezzo dall’ultimo voto.

La trascorsa legislatura, chiusa anticipatamente, è stata particolarmente travagliata, sia per l’avvicendarsi di tre presidenti, che non sono mai riusciti a trovare una maggioranza solida, sia per le inchieste giudiziarie che ne hanno minato la tenuta. Antonio Fosson, già senatore dell’Union Valdôtaine, si è dovuto dimettere da presidente lo scorso dicembre dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per voto di scambio nell’ambito di un’inchiesta sui rapporti tra ‘ndrangheta e politica.

L’indagine, denominata «Egomnia», era scaturita da un’altra precedente definita «Geenna», dal voluto e sinistro riferimento biblico, sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Valle d’Aosta, per la quale, a quattro giorni dal voto – dove sul risultato pesa anche il rischio d’ingovernabilità -, sono arrivate le condanne. Tra queste spicca quella nei confronti dell’ex consigliere regionale Marco Sorbara dell’Union Valdôtaine: dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Come se non bastasse, da giovedì, a tre giorni dalle urne, un’ulteriore ombra tormenta l’appuntamento elettorale: Augusto Rollandin, il politico più potente della Valle d’Aosta, soprannominato «L’empereur», più volte governatore della Regione e per un mandato anche senatore della Repubblica per gli autonomisti dell’Union Valdôtaine (partito travolto dagli scandali da cui si è recentemente affrancato), è finito nella lista degli «impresentabili» indicati dalla Commissione parlamentare antimafia guidata dal pentastellato Nicola Morra.

Rollandin, 71 anni, è stato candidato per la lista Pour l’autonomie in violazione della cosiddetta legge Severino in quanto condannato in primo grado a quattro anni per corruzione, nonché sospeso dagli incarichi pubblici e quindi ineleggibile. Gli effetti della Severino scadranno, però, a novembre; giusto il tempo di mettere un sostituto nei primi mesi di legislatura a cui subentrare. Per il suo avvocato, Andrea Giunti, Rollandin è candidabile ed eleggibile: «È solo stato sospeso nella scorsa legislatura in seguito a una condanna che ritiene altamente ingiusta e ha impugnato nelle sedi competenti».

Dal caos attuale vuole trarne giovamento Matteo Salvini che, a margine di un comizio, non senza contestazioni, ad Aosta ha detto: «Non vedo l’ora di governare questa splendida terra».

Ma la strada non è in discesa nemmeno per la Lega, in cima ai pronostici ma separata dagli alleati nazionali Fratelli d’Italia e Forza Italia. Per sedere in Consiglio regionale, sono in corsa dodici liste per oltre 350 candidati. Si vota con un sistema proporzionale senza l’elezione diretta del presidente, che viene scelto successivamente con una votazione interna al Consiglio: basta la maggioranza assoluta, la metà dei voti più uno (18).

Il centrosinistra si è riunito in Progetto civico progressista di cui fanno parte Europa Verde, Rete civica, Possibile, Area democratica – Gauche Autonomiste e, ovviamente, il Partito democratico, che con il vicesegretario Andrea Orlando ha invitato a battere la destra che lucra sulla paura affinché «la Valle d’Aosta continui a essere un luogo dove convivono culture diverse e crescono persone libere». E sulle inchieste giudiziarie ha aggiunto: «Noi faremo della lotta alle mafie il nostro obiettivo». Nel 2018, i dem restarono fuori dal Consiglio, ora il ritorno tra i banchi pare a portata di mano, vista anche l’assenza della lista Adu (Ambiente diritti uguaglianza), estromessa dalla competizione a causa di irregolarità nella raccolta firme.

L’esito delle elezioni è incerto, quel che è sicuro è che la sera del 21 settembre non si conoscerà il nome del vincitore: il nuovo governo valdostano sarà deciso nelle consultazioni dei giorni successivi, in cui gli uomini di Salvini e lo stesso Rollandin (ago della bilancia quasi per antonomasia) potrebbero recitare un ruolo da protagonista.

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