Lombardia, il motore che non riparte
Lavoro Il 10% degli occupati in precarietà assoluta. L’unico futuro rischiano di essere le piattaforme logistiche. Domani un convegno di Si
Lavoro Il 10% degli occupati in precarietà assoluta. L’unico futuro rischiano di essere le piattaforme logistiche. Domani un convegno di Si
«Lombardia: Anno Nono della Crisi» è il titolo del convegno che Sinistra Italiana ha organizzato sabato 15 luglio a Milano.
Un titolo esplicito che respinge la politica degli annunci relativi alla fine della lunga recessione iniziata nel 2008. Non si tratta di una contrapposizione ideologica, per polemica politica. I dati della produzione industriale, quelli della produzione della ricchezza e soprattutto quelli relativi al lavoro smentiscono questi annunci. Soprattutto si tratta di prendere le distanze dalle visioni di brevissimo periodo che le contraddistinguono.
Certo, Wall Street da un pezzo è tornata a superare quota ventimila ma in Lombardia il tasso di disoccupazione continua ad aggirarsi attorno all’8%, il più alto dal dopoguerra. Continua nonostante l’Expo, ad esempio. Le previsioni di una crescita economica legata all’evento con una relativa crescita occupazionale non si stanno avverando.
Milano città ha visto aumentare gli occupati durante il 2015. Ottomila persone avevano trovato lavoro durante la manifestazione. Si trattava dell’1% dei disoccupati in città.. I dati di oggi ci dicono che quei posti di lavoro non si sono consolidati.
Non solo ma il lavoro che c’è non basta più per vivere. Il lavoro povero, un fenomeno da tempo conosciuto nel mondo anglosassone, ormai costituisce la condizione di centinaia di migliaia di occupati anche nella regione a più alto tasso di sviluppo, in quello che era il motore economico del paese. La povertà è un fenomeno di massa anche qui. Prendiamo i lavoratori legati alle piattaforme, alla logistica. Persone che lavorano a chiamata, con paghe lorde che non raggiungono gli otto euro e senza che gli straordinari siano pagati.
Su questo il convegno concentra una parte delle relazioni. Perché il mix tra supporto all’impresa e nuove tecnologie ha prodotto in Lombardia almeno quattrocentomila lavoratori in precarietà assoluta. Il 10% degli occupati.
Se altre forme di sviluppo non si affermeranno le piattaforme logistiche rischiano di essere l’unico futuro della regione. Le opere pubbliche in via di realizzazione hanno questo segno. Il completamento della ferrovia Alp Transit, Rotterdam Genova, con i suoi ottanta treni merci giornalieri di una lunghezza minima di cinquecento metri segneranno un nuovo futuro per l’aeroporto Malpensa e l’area attorno.
Il passaggio del principale vettore commerciale italiano, Bartolini, ad un gruppo cinese collegato ad Alibaba ci annuncia lo sbarco di questo secondo grande distributore di merci dopo Amazon.
Esiste un altro percorso economico? Esiste un futuro per i lavoratori che non sia precario e sottopagato? A questi interrogativi cercheranno di rispondere i contributi di Gioacchino Garofoli dell’università di Pavia, affrontando i temi del ritardo dell’industria lombarda, e Franco Osculati, anche lui dell’università di Pavia, che analizzerà la spesa pubblica e i sui limiti e le sue carenze nel territorio regionale.
Dopo tanti appuntamenti sul futuro della sinistra questo è uno dei pochi in cui la sinistra si interroga e interroga su dove va il paese. Sul futuro dei lavoratori che sembrano un soggetto invisibile ma che in Lombardia sono ancora quattro milioni.
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