L’odio secondo Brunori
Tube Attack AL DI LA’ DELL’AMORE Italia, 2019, 3’55” musica: Brunori Sas regia: Giacomo Triglia giudizio: bello La coppia Brunori-Triglia ci riprova: a due anni da La verità confezionano un altro brano/video, […]
Tube Attack AL DI LA’ DELL’AMORE Italia, 2019, 3’55” musica: Brunori Sas regia: Giacomo Triglia giudizio: bello La coppia Brunori-Triglia ci riprova: a due anni da La verità confezionano un altro brano/video, […]
AL DI LA’ DELL’AMORE
Italia, 2019, 3’55”
musica: Brunori Sas
regia: Giacomo Triglia
giudizio: bello
La coppia Brunori-Triglia ci riprova: a due anni da La verità confezionano un altro brano/video, ma stavolta la struttura è concettuale e non narrativa, se non nelle premesse: un ragazzino che scende da uno scuolabus (lo vedremo poi simbolicamente in fiamme). Il giovane protagonista non è che l’alter-ego del musicista cosentino che, sospeso tra il passato e il presente, ambisce a una dimensione spirituale che possa elevarlo e sottrarlo all’idiozia e all’ordinaria disumanità di persone che parlano esattamente come mangiano, cioè male. E, dunque, Al di là dell’amore visualizza una sorta di percorso dove una serie di persone sono come congelate nei loro movimenti, inquietanti tableaux vivants, allegorie di una società dove siamo pronti a pugnalarci reciprocamente alle spalle e lasciare affogare gli esseri viventi in mare.
WANT YOU IN MY ROOM
Canada, 2019, 3’03”
musica: Carly Rae Jepsen
regia: Andrew Donoho
giudizio: classico
Ha solo un’ora per prepararsi a un appuntamento galante la popstar canadese e lo farà entrando e uscendo da fondali chiaramente finti sospesi tra interni ed esterni (il giardino, la spiagga), come in un classico musical che alterna sogno e realtà. Nel finale il suo accompagnatore, che si presenta romanticamente con un mazzo di fiori, sarà brutalmente trascinato nella sua stanza come auspicato dal titolo. Want You in my Room è, come altri clip della Jepsen, divertente e colorato, con alcune trovate visive azzeccate. La fotografia è di Eric Vera, le scenografie (che svolgono una funzione determinante) di Morgan Gillio.
MUTUAL CORE
Islanda/USA, 2019, 5’14”
musica: Bjork
regia: Thomas Andrew Huang
giudizio: bello
Ennesima elegia della materia organica e delle sue metamorfosi, diretta ancora una volta da Huang per la musicista islandese. Stavolta Bjork è immersa nella sabbia fino al busto: un ambiente che ricorda chiaramente il classico giardino zen giapponese. Dalla terra prendono vita e si producono intorno a lei, scatenandosi in una danza erotica, agglomerati tessilo-rocciosi che assumono forme antropomorfiche e si baciano con lingue variopinte. Con il crescendo del brano il paesaggio di Mutual Core diventa vulcanico e infuocato. Ma subito dopo ecco scendere la neve. Si alternano insomma tutti gli elementi naturali e, come sempre, la popstar gioca a fondersi con l’habitat circostante in una comunione panteista, dove naturale e artificiale convivono grazie all’animazione digitale. Indubbiamente suggestivo il video, anche se, forse, sarebbe ora che Bjork cambiasse registro per evitare di diventare un po’ troppo stucchevole e ripetitiva.
STEPPIN OUT
UK, 1982, 3’39”
musica: Joe Jackson
regia: Steve Barron
giudizio: cult
Una New York notturna, con le insegne e il Chrysler Building illuminato: Joe Jackson nella stanza di un lussuoso albergo suona il piano e canta Steppin Out, mentre – sulle note della sua musica – una cameriera, nella stanza affianco, si prova il vestito di una cliente e sogna una serata romantica in compagnia di un principe azzurro che la fa ballare. Ma la cliente rientra e le sue fantasie s’interrompono. Anche Jackson lascia l’albergo, mentre l’uomo del sogno – materializzatosi – si siede al suo pianoforte. Un clip un po’ confuso nello svolgimento narrativo, che visualizza il raffinato sound del musicista britannico con un’atmosfera glamour sospesa tra realtà e immaginazione, come spesso sono i lavori di Barron, autore anche degli altri due video di Jackson tratti dall’album Night and Day. Ma comunque Steppin Out resta ai nostri occhi un classico degli anni ’80.
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