L’occidente all’Africa: “piano globale per combattere Boko Haram”
Vertice all'Eliseo Il presidente della Nigeria a Parigi, con gli omologhi di Ciad, Camerun, Niger e Benin, accolti da Hollande e da rappresentanti di Gran Bretagna, Usa e Ue. L'occidente conferma il "supporto" tecnologico, ma toccherà ai paesi della regione varare un "piano globale" per sconfiggere la setta islamista responsabile del rapimento di più di 200 liceali
Vertice all'Eliseo Il presidente della Nigeria a Parigi, con gli omologhi di Ciad, Camerun, Niger e Benin, accolti da Hollande e da rappresentanti di Gran Bretagna, Usa e Ue. L'occidente conferma il "supporto" tecnologico, ma toccherà ai paesi della regione varare un "piano globale" per sconfiggere la setta islamista responsabile del rapimento di più di 200 liceali
“Boko Haram deve essere sconfitto dai paesi della regione con il nostro aiuto”, ha riassunto il ministro degli esteri britannico William Hague, presente, assieme a cinque presidenti africani e ai rappresentanti di Usa e Ue, ieri all’Eliseo per un mini-vertice sull’emergenza del terrorismo nel nord della Nigeria, in reazione al rapimento di 223 liceali a Chibot, il 14 aprile scorso. Il presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, e i suoi omologhi del Ciad (Idriss Deby), Camerun (Paul Biya), Niger (Mahamadu Issufu) e Benin (Thomas Boni Yayi) si sono sentiti ripetere da François Hollande che devono organizzare “un piano globale” e collaborare tra loro per combattere la setta di Boko Haram e che avranno un sostegno occidentale, con materiale tecnico (droni, satelliti). Per il momento, è escluso un intervento militare europeo o statunitense e anche il lavoro di intelligence è difficile per gli occidentali. Gli Usa hanno inserito Boko Haram nel 2012 nella lista delle organizzazioni terroristiche. Boko Haram (che significa: l’educazione occidentale è un peccato) ha in particolare attaccato delle scuole femminili.
Il primo obiettivo della riunione convocata da Hollande era diplomatico: far incontrare, in terreno neutro, dei dirigenti che hanno difficoltà a parlarsi. Tra questi paesi ci sono conflitti in corso, come quello territoriale tra Nigeria e Camerun. Gli Usa e gli europei suggeriscono che la Nigeria avverta sistematicamente i paesi confinanti quando decide un’azione di repressione nelle zone del nord-est del paese, per evitare che degli esponenti di Boko Haram possano espatriare e trovare rifugio nei paesi vicini, dove, secondo la Francia, hanno “solide complicità”, oltre a ricevere forniture militari dalla Libia.
Più facile a dire che a farsi. Goodluck Jonathan è accusato di aver tardato a reagire dopo il rapimento delle liceali, essendosi mosso solo in seguito all’emozione internazionale suscitata dal violento video del capo di Boko Haram, Abubakar Shekau. Goodluck Jonathan ha lasciato passare due settimane senza fare nulla e venerdi’ ha rinunciato all’ultimo momento alla prevista visita nel nord della Nigeria. Nella notte tra venerdi’ e sabato c’è stato un nuovo attacco di Boko Haram, questa volta contro degli operai cinesi del settore stradale. Secondo l’ambasciata cinese di Yaoundé, dieci persone sarebbero scomparse, ci sarebbe un ferito e forse un morto. All’inizio di aprile, in questa zona erano stati rapiti due preti italiani e una suora canadese, nel 2013 erano stati sequestrati un religioso e un’intera famiglia francese.
La Francia, che combatte ancora in Mali (oltre che in Centrafrica) sta riorganizzando in questo periodo il proprio dispositivo militare in Africa, ha fatto sapere il ministro della difesa, Jean-Yves Le Drian. Parigi ha stabilito buoni rapporti con la Nigeria anglofona, lo stato più popoloso d’Africa, il primo produttore di petrolio del continente diventato la prima potenza economica (ha superato il Sudafrica).
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