La spettacolare piazza Grande di Locarno ospiterà il festival (4-14 agosto) con alcuni successi del passato come Heat di Michael Mann (1995), National Lampoons Animal House di John Landis (1978), Terminator di James Cameron (1984) accanto alle anteprime come Sto minut iz zhizni Ivana Denisovicha (100 Minutes) del regista russo Gleb Panfilov, vincitore del Pardo d’oro nel 1969 per il suo lungometraggio d’esordio. Più di duecento i titoli, tra cui 17nel concorso internazionale (tra questi Zeros and ones di Abel Ferrara).

Apriamo una finestra sul cinema del futuro raccolti nella sezione «Cineasti del presente», segnalati per l’interesse delle loro opere prime o seconde, che da questa edizione premierà anche gli interpreti e la regia.

Tra i film in programma l’esordio di Hleb Papou, italiano di origine bielorussa, che presenta Il legionario sviluppato dal suo corto che era in programma alla Settimana della critica. Altro regista italiano in programma è Francesco Montagner con Brotherhood docufilm sul terrorismo ed estremismo religioso.

Dal panorama internazionale segnaliamo due registe emergenti latinoamericane: la cilena di origine mapuche Claudia Haiquimilla, che nei suoi film mette in evidenza le questioni indigene, autrice del corto premiato a Clermont Ferrand San Juan, la noche mas larga (2012) e dell’ esordio Mala Junta vincitore di almeno quaranta premi, presenta a Locarno Mis hermanos sueñan despiertos ambientato in un riformatorio dove due fratelli sono tentati dal progetto di evasione di un nuovo arrivato, soggetto ispirato a un fatto di cronaca avvenuto nel sud del Cile.

Tematica mapuche anche per l’argentina Marì Alessandrini che ha studiato cinema in Svizzera allo Head di Ginevra dove ha avuto come insegnanti tra gli altri Apichatpong Weerasethakul, viaggiato parecchio in Europa dove si è esibita anche in spettacoli circensi. Dopo una serie di cortometraggi presenta a Locarno il suo esordio Zahorì, (coproduzione Argentina Cile Svizzera) protagonista una ragazzina tredicenne che nella Patagonia per contrapporsi alle imposizioni di scuola e genitori, intraprende un viaggio di formazione con un vecchio indigeno, una sorta di «western femminista» come lo ha definito la regista. Ha studiato allo Head di Ginevra anche la regista e artista georgiana Elene Naveriani (classe 1985) a Locarno con Wet Sand, dramma sulle rive del mar Nero che coinvolge un gruppo di conoscenti attorno alla tragica morte di uno di loro che per più di venti anni ha tenuto nascosta la sua vita amorosa.