Loretta McLaughlin è una giornalista e lavora nella redazione del «Boston Record American». Vorrebbe occuparsi di cronaca nera e, invece, è reclusa nella sezione moda e costumi. L’epoca nella quale vive non le è affatto favorevole. Niente crimini e niente delitti, nonostante i suoi colleghi non appaiano così svegli e capaci di leggere la realtà. A lei, tocca la recensione del prodotto del mese, ad esempio di un magnifico tostapane. In alternativa, potrebbe occuparsi delle mogli dei candidati in campagna elettorale o delle diete o di altro ancora ritenuto più in linea con il suo genere. Non certamente di poliziotti coinvolti in un giro di scommesse, di rapinatori di banche, o di assassini che operano indisturbati forse perché in un decennio controverso come quello degli anni Sessanta, tutto deve apparire perfetto, senza macchie. Vige la regola delle «porte aperte». E di mamme con tanti figli da crescere.
Loretta, però, non è disposta alla resa, al sacrificio della sua esistenza per un tostapane o per un abito indossato da una «moglie-di». Ritaglia pagine di giornali, osserva quello che altri scrivono, mette insieme le tessere, ricompone mosaici apparentemente senza senso e trova un filo da seguire. A Boston, quattro donne, e forse di più, sono morte assassinate dentro casa. È l’opera di un sol uomo? E perché la polizia non sembra interessarsi al caso come dovrebbe?

CON PERSEVERANZA, dimostrando l’esistenza di un nesso che unisce i delitti, la giornalista riceve finalmente le attenzioni dovute, anche grazie a un’altra collega, Jean Cole. Mentre le autorità in difficoltà provano ancora a sminuire i fatti e a negare che esista un serial killer, in edicola escono pezzi firmati da due croniste che allertano un’intera città. Forse non va tutto bene.
Matt Ruskin con Lo strangolatore di Boston non è il primo a rielaborare i tragici fatti accaduti nella capitale del Massachusetts tra il 14 giugno 1962 e il 4 gennaio 1964, periodo nel quale tredici donne furono assassinate presumibilmente per mano di Albert DeSalvo, in realtà finito in carcere per crimini sessuali violenti compiuti ai danni di altre vittime. Tuttavia, il film appena rilasciato da Disney+, più che concentrarsi sulle gesta di un celebre assassino seriale (nella storia comunque si elaborano tesi alternative), osserva il contesto, pone lo sguardo sulle continue prevaricazioni che le donne subiscono e non solo da parte dello strangolatore. Uffici, redazioni, ambienti famigliari, centrali di polizia, ogni luogo possiede il suo grado di ostilità. E così dal Toni Curtis che nel 1968 interpretava DeSalvo si è passati a Keira Knightley nel ruolo di Loretta.

NELLE PAROLE scritte da McLaughlin e Cole emerge un mondo di solitudini, nel quale pare impossibile stringere alleanze col prossimo. Lo strangolatore di Boston, che avesse un’identità singolare o plurale, entrava nella sofferenza quotidiana di una città che per specchiarsi si truccava, nascondendo le tracce di malesseri diffusi.