Ast, lo stipendio non basta
Ast di Terni Ricatto superato, l’Ast pagherà la mensilità di ottobre. Ma sotto il ministero tensione per i 200 amministrativi che rientreranno in fabbrica. Fra una parte dei 400 lavoratori ternani arrivati a Roma passa l’idea che lo sciopero verrà allentato. Landini: è falso, siamo stati noi a costringere l’azienda a fare un passo indietro
Ast di Terni Ricatto superato, l’Ast pagherà la mensilità di ottobre. Ma sotto il ministero tensione per i 200 amministrativi che rientreranno in fabbrica. Fra una parte dei 400 lavoratori ternani arrivati a Roma passa l’idea che lo sciopero verrà allentato. Landini: è falso, siamo stati noi a costringere l’azienda a fare un passo indietro
Servono la pazienza di Maurizio Landini e – soprattutto – lo scatenarsi della bomba d’acqua pomeridiana per calmare gli animi sotto il ministero dello Sviluppo economico. E questa volta la polizia non c’entra per niente.
Alle tre e mezzo del pomeriggio i quattrocento operai delle Ast di Terni arrivati in mattinata sono in attesa da un’ora buona per conoscere l’esito dell’incontro governo-azienda-sindacati. Ma le notizie gli arrivano dai telegiornali. Alcuni sindacalisti – non della Fiom – fanno girare il testo del verbale di accordo. «Gli stipendi verranno pagati, la vertenza è sbloccata, l’azienda ha fatto aperture». Ma è una versione troppo positiva. E gli animi iniziano a bollire: «Ma che cosa siamo venuti a fare qui se devo venir a sapere da mia madre al telefono quello che sta succedendo dentro il palazzo?», alza la voce Marco, operaio che come i suoi compagni è in sciopero e in presidio dal 22 ottobre.
Il tempo passa. I sindacalisti stanno decidendo come comunicare con gli operai, consci che non sarà un passaggio facile. Ma intanto la tensione e i fischi sotto crescono. La situazione precipita quando viene ufficializzato il testo dell’accordo. È Maurizio Marcelli, segretario ternano della Fim Cisl, a leggere il comunicato preparato. Si parte dal pagamento dello stipendio di ottobre, bloccato dal ricatto dell’amministratrice di Ast Lucia Morselli che chiedeva la fine dello sciopero per erogarlo. E ci sono solo brusii. Le urla invece sommergono la voce del sindacalsita quando Marcelli comunica che «entreranno in fabbrica 200 lavoratori amministrativi per permettere il pagamento» e poi cita perfino i reparti «Stf e tubificio». «Cosa c’entrano quelli del tubificio col pagamento degli stipendi – urla più di un lavoratore – ci state prendendo in giro». L’idea che si fanno in molti è che i sindacati abbiano accettato la proposta di legare il pagamento stipendi ad un allentamento dello sciopero. In realtà i duecento sono solo «amministrativi», ma sono tanti e la frittata è fatta.
Maurizio Landini allora decide di prendere il megafono per confutare la tesi. «Puoi continuare a urlare quanto vuoi, tanto io continuo a parlare per ore finché non smetti», avverte subito uno dei contestatori. Ottiene un minimo di silenzio. «Guardate che il blocco delle portinerie, il presidio, lo sciopero continuano. Dovete capire che è l’azienda ad aver fatto un passo indietro: non voleva pagare lo stipendio e invece lo pagherà. Lunedì sera ci sarà un nuovo incontro, la trattativa riparte e martedì facciamo l’assemblea a Terni per decidere cosa fare. Fino ad allora la mobilitazione va avanti uguale ad ora».
Ma le proteste vanno avanti, si iniziano a vedere lavoratori che litigano fra loro. Qui è giove pluvio a venire in soccorso. Il cielo nero inizia a scaricare acqua su via Molise. Molti vanno a ripararsi. Landini invece rimane a cercare di convincere i lavoratori con di fianco Rosario Rappa e Gianni Venturi, i due dirigenti Fiom finiti all’ospedale e con ancora i punti per le manganellate. «Maurizio, qua di soldi non ne abbiamo più e se voi non ottenete qualcosa qua non reggiamo», gli dice uno. «Voi avete ragione ad essere incazzati, vi capisco benissimo ma oggi abbiamo ottenuto qualcosa che l’azienda non voleva dare». La pioggia continua a cadere, gli operai alla spicciolata tornano verso i pullman. Ma pochi sono ottimisti sul futuro. Oltre allo stipendio infatti rimangono solo le promesse di Lucia Morselli – «200 milioni di investimenti, il secondo forno che continuerà a lavorare per una produzione di 1 milione di tonnellate» – una che le promesse se le è sempre rimangiate.
Fino a quel momento la giornata era trascorsa tranquilla, facendo sembrare lontano anni luce quel maledetto 29 ottobre e i manganelli. I sette pullman per l’ennesimo viaggio della speranza erano arrivati senza problemi nella Roma chiusa per bomba d’acqua. Alle 11, poco dopo l’inizio dell’incontro, i 400 lavoratori si erano posizionati in via Molise cantando in coro «Uno di noi» a Zoro – Diego Bianchi – autore del filmato che immortalava il «Caricate!» del funzionario della polizia la settimana scorsa. I pochi agenti presenti a presidiare l’ingresso di via Molise sono in borghese.
Rientrati a Terni in serata però i lavoratori sono meno uniti di quando sono partiti. Morselli sembra di nuovo riuscita nel suo intento: dividerli per batterli. Martedì, dopo l’assemblea, sapremo se ci sarà riuscita. Danilo, delegato Fiom, commenta amaro: «Mi sembra che le persone non si sono rese conto bene di quello che è successo. Abbiamo ottenuto qualcosa perché siamo stati uniti. Se iniziamo a dividerci, la Morselli ci spenna».
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