Lo stato è infetto ma non basta disinfettarlo
Fulmini e saette I politici e i burocrati parlano sempre a favore delle istituzioni esistenti. E intanto le usano per farsi i fatti propri e della propria ‘famiglia’, e non i fatti degli […]
Fulmini e saette I politici e i burocrati parlano sempre a favore delle istituzioni esistenti. E intanto le usano per farsi i fatti propri e della propria ‘famiglia’, e non i fatti degli […]
I politici e i burocrati parlano sempre a favore delle istituzioni esistenti. E intanto le usano per farsi i fatti propri e della propria ‘famiglia’, e non i fatti degli altri, dei cittadini e dei campagnoli.
Attilio Bolzoni ha pubblicato un «libro maleducato» a proposito del comportamento dei politici e dei burocrati che agiscono nelle istituzioni coltivando il potere infetto. «Maleducato»? – gli chiedo mentre mi dedica una delle sue copie. «Con gli amanti del potere infetto bisogna usare un linguaggio maleducato», mi risponde col suo sorriso greco e arabo.
A me, leggendo Il Padrino dell’Antimafia, sarcasticamente appassionato com’è, m’è venuto in mente Gramsci in carcere, un autore tanto noto quanto sconosciuto.
Il paragone non ti sembri eccessivo, lettore che mi stai leggendo: rispettando tutte le proporzioni, Attilio appartiene al suo stesso tipo intellettuale e morale – quello che svela la corruzione organica del potere e persegue con la sua imperterrita attività la possibilità del Regno dei Cieli qui e ora.
Il libro è la cronaca della persecuzione subita da Bolzoni giornalista esperto di tragedie civili e mafie mascherate, dal 2015 fino ad oggi , da parte dei politici e burocrati siciliani e italiani, e dai loro complici e servi, per aver rivelato che l’Apostolo dell’Antimafia, Calogero Antonio Montante, era un ossimoro vivente: il Padrino dell’Antimafia.
Non ti anticipo i particolari. È un libro trascinante e ricco, di particolari e circostanze, di nomi inattesi e situazioni tragicomiche.
Una sola critica devo muovere a questo memorabile libro civile in soggettiva.
Attilio giornalista e annalista pensa, come Nicola Gratteri magistrato e sociologo (il suo omologo calabrese) che si tratti di ‘disinfettare’ il potere, di estirpare la ‘malapianta’ delle mafie. Non basta. Bisogna fare qualcosa di più radicale.
Mentre disinfettiamo lo Stato, bisogna costruire una nuova e superiore struttura del governo politico nazionale e internazionale. La crisi che stiamo vivendo si risolverà alla radice col lavoro convergente di giornalisti e magistrati e scienziati della storia e della politica, e di cittadini e campagnoli, usando bene i Quaderni di Gramsci – quel libro che negli anni Trenta del Novecento ha mostrato e dimostrato che questa crisi è la «crisi organica» dell’intera civiltà moderna.
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