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Lo stato d’emergenza turco non riguarda i capitali

Lo stato d’emergenza turco non riguarda i capitaliAnkara, Erdogan parla dal palazzo presidenziale – LaPresse

Ankara Le misure speciali potranno essere raddoppiate, ma niente controlli sugli investitori, tranquillizza il governo. Sospesa, «come in Francia», la Convenzione dei diritti dell’uomo. Erdogan promette «sangue fresco per l’esercito», mentre continua la caccia ai «gulenisti». Allarme mancato, il capo dei servizi segreti appeso a un filo

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 23 luglio 2016

«Le forze armate avranno sangue fresco», dichiara il presidente turco Erdogan. Alti funzionari governativi ammettono apertamente che ci sono state carenze individuali e gravi responsabilità istituzionali nella mancata prevenzione del tentato colpo di Stato. Emergono vistose falle anche nel Mit, l’intelligence turca; e gravi reponsabilità emergono a carico del capo dei servizi segreti, Hakan Fidan, nel mirino per non aver informato tempestivamente chi di dovere sul pericolo imminente. È stato il cognato del presidente Erdogan nel pomeriggio del 15 luglio a dare l’allarme.

E il responsabile del Mit, proprio quel giorno, nelle ore precedenti il golpe, aveva tenuto una riunione con il Capo di stato Maggiore, Hulusi Akar, che dopo due ore fu preso in ostaggio dai golpisti. Il governo turco si chiede come mai in quelle ore in cui già trapelava che era in atto un’azione sovversiva mirante a uccidere il presidente e a instaurare un potere militare, il capo dei servizi non sapesse nulla di tutto questo. Tutto fa pensare che la rimozione di Hakan sia solo questione di ore.

Lo stato di emergenza in Turchia potrebbe durare ben più di tre mesi, come ha annunciato il presidente Erdogan, e ad ogni modo per tutto il tempo necessario per il «ripristino della democrazia» che «la banda dello stato parallelo», ovvero i seguaci dell’ideologo islamista residente negli Usa Fethullah Gulen, ha tentato di distruggere.

Su questo punto, ulteriori spiegazioni sono state date dal vice primo ministro Numan Kurtulmus in una conferenza stampa ad Ankara del 21 giugno e dal ministro della giustizia Bekir Bozdag nelle ore seguenti la sua dichiarazione dello stato di emergenza in parlamento. Un altro vice premier, Mehmet Simsek, ha toccato l’argomento mentre parlava di economia in un’intervista sul canale televisivo privato Ntv.

Lo stato di emergenza sarà usato esclusivamente per riparare i “danni” arrecati dal tentato golpe al sistema turco, sostiene Simsek. Non sarà utilizzato, come soprattutto il maggiore partito di opposizione (Chp) obiettava, per fare pressioni su decisioni economiche che sarebbero esenti dalla supervisione della Corte Costituzionale. Non sarà usata ad esempio per imporre controlli sui capitali, come temuto da molti investitori.

Lo scopo principale dello stato di emergenza è quelli di “ripulire” i pubblici uffici da tutti i «gulenisti» – o come li chiama il governo «organizzazione terrorista di Fethullah/struttura dello stato parallelo». E per impedire che tornino nelle loro posizioni, potrebbe esserci un cambio nei criteri di selezione del personale dell’amministrazione pubblica, della magistratura e dell’esercito.

Il governo punta a raggiungere questo scopo «in 40-45 giorni». È anche di una risposta all’appello dell’Unione europea che chiede di far cessare il prima possibile lo stato di emergenza. Provvedimento che prevede limitazioni a diritti e libertà. Per esempio, il periodo di fermo di polizia sarà raddoppiato da 24 a 48 ore per una persona sospettata di avere commesso crimini, e da 4 giorni a 8 in caso si sospetti la sussistenza di un’organizzazione criminale.

La Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo verrà sospesa per la durata dello stato di emergenza «come nel caso della Francia», ha sottolineato il vice premier Kurtulmus.

Dopo che Erdogan ha parlato chiaramente di un fallimento dell’intelligence nel contrastare il tentativo di colpo di stato, il governo molto probabilmente adotterà delle misure importanti, forse una ristrutturazione del sistema della sicurezza in Turchia, servizi segreti, esercito e forza di polizia inclusi.

Mantenere queste promesse e non utilizzare lo stato di emergenza per scopi che vanno oltre, rappresenta un serio banco di prova per il governo Akp guidato dal primo ministro Binali Yildirim. Nella società turca c’è una profonda avversione per ogni intervento dei militari nella vita politica e un profondo attaccamento ai valori della democrazia, nonostante tutti i suoi difetti. Si guardi alle donne e agli uomini che hanno marciato a piedi contro i carri armati o ai partiti politici che hanno continuato a lavorare in aula mentre l’edificio dell’assemblea parlamentare veniva bombardato dai jet golpisti.

C’è un punto fondamentale. Il partito socialdemocratico Chp e il partito filo curdo Hdp non hanno approvato la mozione per lo stato di emergenza del governo Akp, al contrario del partito del Movimento Nazionalista Mhp. Ma, invece di denunciare il Chp e l’Hdp come traditori filo-golpe, il portavoce dell’Akp ha detto che hanno considerato le obiezioni riguardanti i diritti e le libertà mosse da questi due partiti, ma che per riuscire a eliminare movimenti antidemocratici sono stati costretti a dichiarare lo stato di emergenza. E questo atteggiamento non è comune nel parlamento turco. E quando il Chp ha annunciato di volere organizzare una manifestazione pubblica a Istanbul il 24 luglio, in modo analogo a quelle fatte dai sostenitori dell’Akp, il governo non solo ha sostenuto questo ma ha garantito che in quell’occasione i mezzi pubblici saranno gratuiti, come è successo nei giorni scorsi, per incoraggiare la partecipazione al movimento antigolpista.

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